GESTIRE IL BULLISMO
La mediazione tra pari consiste in un metodo strutturato di gestione e risoluzione delle difficoltà interpersonali con l’aiuto di un gruppo di compagni mediatori, che in genere operano a coppie.
E’ un modello che si rivela appropriato nella risoluzione di conflitti, soprattutto quando si tratta
di risolvere casi difficili e persistenti.
Dal momento che il concetto di conflitto risulta centrale per la comprensione di questo modello, cerchiamo ora di approfondirlo. Il conflitto è un fatto inerente e derivante dall’interazione umana, poiché è inevitabile trovarsi di fronte ad opinioni, desideri ed interessi differenti.
Si ritiene spesso che la conseguenza naturale di un conflitto sia l’aggressività e il peggioramento delle relazioni. In realtà questa conclusione non è così scontata, in quanto la risoluzione di un conflitto può essere negativa e distruttiva, ma anche positiva, cioè consistere in un’opportunità di
conoscere meglio sé stessi e gli altri. GESTIRE IL BULLISMO
In particolare, l’esito positivo è conseguente alla capacità di modificare il conflitto in modo da permettere l’evoluzione e la trasformazione delle relazioni fra le parti, consentendo un maggiore avvicinamento e rispetto reciproco.
Questo modo di affrontare il conflitto richiede l’acquisizione di abilità e competenze specifiche, una delle quali è proprio la mediazione.
“La mediazione è un metodo di risoluzione dei conflitti in cui le due parti fanno ricorso volontario a una terza persona imparziale, il mediatore, per arrivare ad un accordo soddisfacente. La mediazione si basa sulla cooperazione, poiché promuove la ricerca di una soluzione da cui entrambi i soggetti, e non solo uno di essi, possono trarre beneficio”.
Proprio per questa sua caratteristica, la mediazione è il metodo ideale per quel tipo di
conflitto in cui le parti devono o vogliono continuare la relazione.
Affinché il processo di mediazione sia possibile è necessario che le parti siano motivate e di conseguenza cooperino con il mediatore per risolvere la disputa.
La facilità nel far sì che l’accordo sia rispettato dipende dalla possibilità che la proposta scaturisca dagli interlocutori stessi e non sia imposta dall’esterno, magari come punizione. Ciò implica che le regole non nascono soltanto da un’autorità dominante ma possono essere concordate di comune accordo tra due persone, che in tal modo si rendono protagoniste e responsabili della loro creazione e del loro rispetto. GESTIRE IL BULLISMO
Gli obiettivi generali della mediazione si possono dunque riassumere in:
• prevenzione della violenza scolastica tramite il potenziamento di strumenti orientati alla risoluzione costruttiva dei conflitti;
• apprendimento di strategie e di abilità necessarie a svolgere la funzione di mediazione nei conflitti;
• promozione di un clima socio-affettivo e di una convivenza scolastica in cui l’incontro con l’altro sia percepito come un arricchimento personale.
I mediatori devono acquisire la capacità di rimanere neutrali, di indicare e far rispettare le regole del processo, ascoltare con attenzione, garantire la riservatezza e aiutare a trovare soluzioni con delle domande.
A questo fine i ragazzi mediatori devono essere formati attraverso un training e non possono esser improvvisati.
Il processo di mediazione si svolge in alcune fasi, in primo luogo c’è il momento della premeditazione, quando cioè i due mediatori incontrano le parti separatamente per determinare se la mediazione sia la modalità più appropriata per risolvere il conflitto.
Le parti cioè devono manifestare la volontà di risolvere il problema con l’intervento del mediatore e di collaborare nel processo. E’ a questo punto che i mediatori si devono fare una prima idea del conflitto e decidere se sono necessarie altre consultazioni prima di avviare la mediazione vera e propria. GESTIRE IL BULLISMO
Questo è anche il momento per aiutare le parti a scaricare le emozioni legate al conflitto, in modo da poter giungere alla mediazione con un minor carico emotivo e una maggiore apertura verso l’altro.
Si decide di ricorrere alla mediazione generalmente per quattro motivi:
• nel momento in cui le parti devono continuare ad avere relazioni far loro anche se desiderano allontanarsi;
• dove le parti non sono a proprio agio quando si incontrano;
• qualora il conflitto ha delle ricadute anche su altre persone ad esso estranee;
• quando vi è la volontà di risolvere il conflitto.
GESTIRE IL BULLISMO
Al contrario, i casi in cui è sconsigliabile una mediazione sono:
• quando i fatti sono molto recenti e le parti sono talmente infuriate da non riuscire ad ascoltarsi a vicenda;
• dove una delle parti non si fida nel modo più assoluto dell’altra;
• la complessità del problema oltrepassa ciò che è possibile trattare nell’ambito della mediazione, ad esempio problemi di droga, abuso, violenza contro sé stessi o gli altri etc.
In seguito agli incontri singoli viene predefinita una data di incontro nella quale saranno presenti oltre ai due mediatori anche i due soggetti interessati, viene loro esplicato come si procede in un sistema di mediazione poi vengono invitati a turno ad esprime la loro visione dell’accaduto, aiutandoli ad esprimere anche le emozioni vissute in modo ovviamente non aggressivo.
I mediatori devono porre delle domande per approfondire o rendere più concreti quegli aspetti che risultano poco chiari. Nel fare questo devono ricordarsi che fino a questo momento entrambe le parti sono convinte di avere ragione. GESTIRE IL BULLISMO
L’opera dei mediatori è importante proprio per questo: le domande che essi rivolgeranno ai contendenti dovranno far loro capire le ragioni reciproche e permettere di raggiungere una visione più chiara della situazione.
Fatto ciò viene chiesto alle parti di pensare ad una possibile soluzione. Sarà importante in questa fase discutere e valutare ogni proposta. Se il problema è complesso, conviene iniziare ad elaborarne i punti più semplici, in modo da dare l’impressione di compiere passi avanti in senso collaborativo.
Questo è un modo per favorire la diminuzione di un’ostilità e arrivare così a trattare i punti più conflittuali con un atteggiamento di maggiore collaborazione.
Una volta deciso quale delle proposte sia più attuabile e soddisfacente per entrambe le parti, si redige un accordo che entrambe le parti si impegneranno a rispettare.
Vista la buona dote comunicativa e di ascolto attivo che vengono richieste da questo approccio se ne consiglia l’uso soprattutto tra ragazzi delle scuole superiori mentre risulta più difficilmente applicabile a contesti dove l’età dei ragazzi è minore.
Fonte e approfondimento: qui
Spero questo articolo possa esserti stato d’aiuto.
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