La psicologia ha definito 4 profili psicologici del genitore, in questo articolo se ne affrontano le caratteristiche peculiari che ne contraddistinguono gli atteggiamenti, le abitudini e i comportamenti principali di base. PROFILO PSICOLOGICO GENITORIALE
1. Il genitore “sicuro e flessibile”
Vengono definiti sicuri e flessibili quei genitori che sulla base delle loro caratteristiche di personalità, nonché dei loro schemi relazionali, mettono in atto modalità di cura caratterizzate da disponibilità continua nei confronti dei figli favorendo cicli interpersonali basati sulla sicurezza e sulla fiducia reciproca.
Questi genitori credono che sia possibile influenzare lo sviluppo dei figli e modificarne i comportamenti insegnando loro abilità e competenze attraverso tecniche costruttive. Questo tipo di genitori hanno un’autostima specifica al ruolo parentale alta e stabile, sufficientemente realistica e autentica.
Si percepiscono come genitori efficaci ed hanno una buona capacità metacognitiva che permette a loro di riconoscere, regolare, monitorare e padroneggiare gli stati mentali propri e del figlio e di prevedere le azioni altrui.
Questi genitori sono flessibili nelle loro rappresentazioni mentali circa l’accudimento in quanto riescono a bilanciare ed integrare variabili legate alla situazione, alla personalità e ai bisogni dei figli.
Sono sicuri ed autonomi nelle loro rappresentazioni mentali riguardo all’attaccamento in quanto hanno una rappresentazione equilibrata ed integrata delle esperienze di attaccamento e dei loro effetti evolutivi.
Grazie alla capacità di monitoraggio metacognitivo sono in grado di riconoscere e padroneggiare il pensiero in corso ed i loro ricordi riuscendo ad attribuire nuovi significati all’esperienza passata.
I genitori sicuri e flessibili si adattano brillantemente all’arrivo del figlio e si coinvolgono con gioia ed entusiasmo nei loro compiti. In presenza di situazioni stressanti riescono a gestire e risolvere i problemi che si presentano. Vi è sincronia tra le loro interazioni e i bisogni dei loro bambini.
PROFILO PSICOLOGICO GENITORIALE
– Livello disciplinare: stile educativo autorevole, promuovono l’individualità ed il senso di responsabilità dei figli per cui combinano calore emotivo e fermezza disciplinare. Richiedono comportamenti maturi e rinforzano tali richieste con una disciplina consistente favorendo lo sviluppo dell’autocontrollo.
Riconoscono e rispettano il desiderio di autonomia dei propri figli quindi forniscono un ambinete dove essi si possono sviluppare liberamente.
– Livello cognitivo: si crea un contesto favorevole all’apprendimento incoraggiando la curiosità intellettiva, la creatività e le attività scolastiche. I genitori insegnano ai figli le abilità e le competenze necessarie per affrontare e risolvere i problemi.
– Livello sociale: i genitori promuovono l’indipendenza e l’autonomia appropriate all’età, l’identità personale, il senso di appartenenza alla società e la competenza sociale, insegnando norme e regole di comportamento appropriate alla loro cultura e fornendo opportunità di socializzazione con i pari, sotto la loro attenta supervisione.
– Livello emotivo: sono attenti, sensibili, responsivi ai segnali di disagio dei figli e lo guidano nell’espressione, interpretazione e regolazione delle esperienze emotive.
PROFILO PSICOLOGICO GENITORIALE
I bambini con genitori sensibili e responsivi mostrano in modo chiaro di desiderare la vicinanza al genitore e di accogliere il benessere che ne deriva. Analizzando la Strange Situation i bambini sicuri si rivelano socievoli con gli estranei e si allontanano dal genitore senza apprensione per esplorare l’ambiente.
Quando il genitore si assenta essi iniziano a cercarlo manifestando forte disagio e vivaci proteste. Si calmano quando il genitore ritorna e lo accolgono in modo caloroso accettando di essere consolati. Quando si rasserenano tornano a giocare ed esplorare l’ambiente.
Attraverso un genitore in grado di riconoscere e contenere il disagio del figlio il bambino impara a tollerare e regolare le proprie emozioni negative, associando nella propria mente il disagio emotivo con la certezza che esso verrà alleviato.
PROFILO PSICOLOGICO GENITORIALE
2. Il genitore distanziante e svalutante.
Vengono definiti in questo modo quei genitori che sulla base delle loro caratteristiche di personalità mettono in atto modalità di cura caratterizzate da disponibilità limitata nei confronti dei figli, favorendo cicli interpersonali basati sull’evitamento e sulla distanza.
Le rappresentazioni mentali circa l’accudimento di questo tipo di genitore sono condizionate e caratterizzate da strategie di cura e protezione del bambino a distanza. Una sorta di deattivazione cognitiva porta il genitore a spegnere spesso il sistema di accudimento e quindi essi tendono ad evitare e svalutare le richieste di attaccamento dei loro bambini ponendo più attenzione ai propri bisogni e desideri.
L’aspetto affettivo dell’esperienza è escluso, e l’attaccamento rimane relativamente non attivato.
Il loro stato mentale di distanziamento dipende da:
– idealizzazione dei genitori;
– mancanza di memoria relativa all’infanzia, hanno pochi ricordi riguardo all’infanzia ed una gamma molto ristretta di emozioni relative all’esperienza di attaccamento;
– svalutazione delle esperienze di attaccamento e dei loro affetti.
PROFILO PSICOLOGICO GENITORIALE
Prima di diventare genitori mostrano già poco entusiasmo verso i compiti genitoriali e quindi si attaccano a fatica all’arrivo dei figli. Hanno livelli di autostima molto bassi, e lo stesso vale per l’autoefficacia che li predispone ad affrontare i propri compiti in modo insicuro convinti di avere poche probabilità di successo.
Questo stile di accudimento presuppone bassi livelli di sensibilità e di sostegno emotivo. Credono che sia difficile influenzare lo sviluppo dei propri figli, quindi spesso sono poco coinvolti nelle loro interazioni e quindi i livelli di impegno sono bassi.
PROFILO PSICOLOGICO GENITORIALE
A livello disciplinare alternano uno stile autoritario ad uno permissivo per cui in alcuni casi sono molto severi ed esigenti, in altri sono indulgenti e disinteressati, minimizzando l’importanza delle richieste di aiuto.
L’atteggiamento dei genitori porta i figli a scegliere un atteggiamento ansioso – evitante finalizzata a minimizzare l’espressione dei propri bisogni di attaccamento. Osservando la Strange Situation i bambini evitanti esplorano in modo rigido l’ambiente e sembrano indifferenti al genitore anche quando egli è presente.
La separazione dal caregiver non sembra apportare alcun disagio per cui non vi sono proteste di alcun tipo quando il genitore va via: l’attenzione rimane focalizzata sulla propria attività.
Quando si riuniscono al genitore i bambini evitanti continuano a giocare ignorando ed evitando attivamente il genitore.
I bambini hanno imparato che il genitore non è accessibile e disponibile a soddisfare i propri bisogni perché essi notano che i caregiver non gradiscono e non accolgono le loro richieste di vicinanza.
Questa strategia consente di proteggersi dal rifiuto del genitore e di mantenere quella poca vicinanza che il genitore concede. I bambini ansioso – evitanti in questo modo trovano comunque nel genitore una soluzione ai loro bisogni.
Stategia evitante = compromesso difensivo in cui l’intimità sembra essere sacrificata al fine di mantenere la vicinanza fisica ad un genitore incapace di contenere gli affetti del figlio.
PROFILO PSICOLOGICO GENITORIALE
3. Il genitore preoccupato e incerto.
Vengono definiti preoccupati e incerti quei genitori che sulla base delle loro caratteristiche di personalià mettono in atto modalità di cura caratterizzate da disponibilità intermittente nei confronti dei figli favorendo cicli interpersonali basati sull’incertezza e sul controllo.
L’autostima e l’autoefficacia di questa tipologia di genitore è instabile e quindi le loro performance sono incostanti. Mostrano ansia nello svolgere i loro compiti genitoriali, e mostrano anche preoccupazione ed insicurezza, tutto questo comporta cali di concentrazione sul compito.
Vi sono difficoltà a padroneggiare i propri stati mentali e quelli del bambino. Le rappresentazioni mentali circa l’accudimento sono condizionate da strategie di cura e protezione del bambino a distanza. Questi genitori non riescono a bilanciare ed integrare variabili legate alla situazione e alla personalità dei propri figli.
Sono preoccupati in quanto appaiono ancora coinvolti nelle esperienze affettive precoci, tendono ad amplificare i bisogni di attaccamento portando l’attenzione sulle esperienze affettive precoci e sulle loro conseguenze evolutive.
Hanno rappresentazioni delle esperienze precoci vaghe e confuse, narrate in modo contorto ed intermittente. Oscillano tra sentimenti di rabbia nei confronti dei genitori ed il bisogno di essere amati.
PROFILO PSICOLOGICO GENITORIALE
E’ osservabile attraverso la Strange Situation che i bambini con questo tipo di genitori manifestano un caratteristico ed intenso comportamento di resistenza e ambivalenza nei confronti del genitore: da un lato cercano con energia il contatto, dall’altro resistono allo stesso con rabbia.
Al momento della separazione dal genitore protestano in modo vivace e mostrano grande sofferenza, al ritorno del caregiver però essi non appaiono confortati e non riescono a tranquillizzarsi continuando l’esplorazione dell’ambiente continuando a piangere anche tra le braccia del genitore.
Questi bimbi hanno imparato che i genitori non offrono garanzie di regolarità nei loro comportamenti e che sono intrusivi, eccessivamente stimolanti e controllanti.
In base a tale percezione i bambini resistenti si mostrano arrabbiati perché non riescono a prevedere in quali circostanze le loro richieste di attaccamento saranno rifiutate ed in quali condizioni invece verranno accolte.
Attaccamento ambivalente = compromesso difensivo in cui l’autonomia sembra essere sacrificata per mantenere la vicinanza fisica ad un genitore incapace di contenere il disagio dei figli.
PROFILO PSICOLOGICO GENITORIALE
4. Il genitore spaventante, inerme non risolto.
Le pratiche genitoriali abnormi sono capaci di sfociare in condotte abusanti che rappresentano la conseguenza di condizioni familiari considerate ad alto rischio di deficit genitoriale per la presenza di caratteristiche negative individuali, talvolta esacerbate da eventuale disagio ambientale.
In presenza di una o più condizioni problematiche negative i genitori possono essere poco efficienti nell’esercizio del ruolo parentale a causa di sentimenti indesiderati correlati ad eventi stressanti recenti o pregressi.
Per questo motivo appaiono come “non risolti” dal punto di vista psicologico.
Si definiscono genitori “non risolti, inermi e spaventanti” quei genitori che sulla base delle loro caratteristiche di personalità, mettono in atto modalità di interazione con i figli che sono incoerenti, disorganizzate e abnormi, caratterizzate da asserzione di potere, aggressività e scarsa disponibilità nei confronti dei figli, favorendo cicli interpersonali basati su paura, imprevedibilità, ostilità e controllo.
I compiti parentali sono vissuti come un peso enorme ed i genitori non riescono ad essere sintonizzati sui bisogni e sugli obiettivi evolutivi dei figli.
Essi falliscono nel guidare i propri bambini attraverso atteggiamenti affettuosi, comprensivi e incoraggianti per affrontare e risolvere in modo costruttivo le avversità. Generalmente questi genitori sono anche disinteressati alle questioni quotidiane dei figli e adottano strategie relazionali basate sulla competizione, su atteggiamenti intrusivi, coercitivi e talvolta seduttivi.
Questi caregiver possono presentare disturbi mentali o fare uno di sostanze e spesso hanno subito esperienze traumatiche, come l’abuso da parte dei genitori o del coniuge: tali esperienze non sono mentalmente rielaborate e risolte e continuano a far sentire i loro effetti nel presente.
I genitori “non risolti/disorganizzati” lo sono anche nelle loro rappresentazioni riguardanti l’attaccamento, essi mostrano una disorganizzazione elevata in relazione ai ricordi di eventi traumatici e non risolti: mostrano un inappropriato senso di colpa o paura in seguito ad esperienze significative di perdita, violenze o abusi, che non sono stati elaborati e risolti.
Quando le esperienze traumatiche non sono state sufficientemente elaborate accade che la mente risulti ancora assorbita dai ricordi e dai conflitti ed impegnata attivamente nell’evitare che tali situazioni terrificanti possano ripresentarsi.
La mente è continuamente sopraffatta da memorie, parzialmente dissociate, incomplete e spaventanti indicative di stati mentali segregati in cui i genitori sembrano molto assorbiti. Le emozioni intense di paura che derivano spingono tali genitori a percepirsi come impotenti, vulnerabili e non protetti.
Essi sono spaventati dalla mancanza di risorse ed incapacità nel garantire la protezione propria e del bambino o dalla possibilità di perdere il controllo delle proprie emozioni e di quelle situazioni che possono essere una minaccia per loro e per i loro figli.
Se tale intrusione si verifica durante l’interazione con il figlio la loro attenzione viene rapita dalle immagini e dai pensieri traumatici ed il bambino perde priorità nella loro mente.
Quindi possono adottare un atteggiamento inerme, ignorando il bambino e trascurandone i bisogni oppure sforzandosi di interagire con lui assumendo però espressioni emotive improvvise ed inconsapevoli di dolore.
Durante la relazione con il figlio possono mettere in atto risposte di paura come conseguenza sia dell’intrusione di idee spaventanti, sia della sensazione di poter perdere il controllo: in questi casi i genitori appaio “spaventati/spaventanti” nei confronti dei propri bambini.
A differenza dei genitori distanzianti e preoccupati, le rappresentazioni mentali circa l’accudimento dei genitori spaventati e spaventanti sembrano essere “più intatte”, infatti essi in qualche modo riescono a prendersi cura dei figli, sebbene in modo non equilibrato.
Sulla basi di caratteristiche proprie o del figlio essi tendono ad instaurare una lotta per il potere ed il controllo sulla relazione, nonché a rinunciare all’accudimento, considerando il fornire cure come poco importante o inutile.
Questi genitori hanno una percezione di sé riguardo al ruolo genitoriale come inadeguati, privi di risorse ed incapaci di controllare la relazione genitore – figlio e gli eventi di vita nonché di proteggere se stessi ed i figli da pericoli di vario genere.
Hanno una carente flessibilità cognitiva che comporta notevole difficoltà ad adattarsi ai mutamenti continui nelle necessità dei figli e a rispondere in modo flessibile, cambiando i propri atteggiamenti in direzione ai propri comportamenti.
Ad esempio se la famiglia si sposta momentaneamente o definitivamente da un’area urbana sicura, ad una con un alto tasso di criminalità, essi hanno notevoli difficoltà ad adattare il loro livello di vigilanza per proteggere in modo appropriato i figli.
Inoltre interpretano allo stesso modo qualsiasi comportamento indesiderato del figlio fornendo sempre la medesima risposta coercitiva. Le abilità di coping sono carenti in questi genitori e idem vale per quelle di problem – solving quindi si riscontrano notevoli difficoltà nel fronteggiare le situazioni stressanti e problematiche.
Si riscontrano anche deficit metacognitivi che comportano difficoltà a contenere ed alleviare il disagio del bambino, a padroneggiare la frustrazione e le emozioni sgradevoli di intensità elevata che derivano da condizioni stressanti.
E’ stato evidenziato da diversi studi che i genitori sessualmente abusanti hanno deficit nell’abilità di percepire i sentimenti dei figli e identificarsi con essi riconoscendo gli stati mentali propri e del bambino: deficit di empatia e teoria della mente.
Altri studi hanno suggerito che da tali deficit discenderebbero da una serie di credenze distorte e bias attribuzionali capaci di favorire e promuovere condotte di abuso sessuale nei confronti dei figli. E’ stato evidenziato che questi genitori credono che il figlio desideri avere un contatto sessuale con il genitore e che tale contatto sia un modo buono per un adulto di insegnare il sesso ad un bambino.
Sulla base di tali credenze essi interpretano la passività da parte della vittima come una provocazione o come una sorta di “accordo attivo” al contatto sessuali.
Queste distorsioni cognitive promuovono una sorta di “narcisismo sessuale” in quanto l’abusante si sente qualificato e legittimato a mettere in atto un comportamento sessuale inappropriato nei confronti della vittima.
Questo porta a pianificare l’abuso e ad apparire insensibili nei confronti dei diritti, dei sentimenti e della sofferenza della vittima, a non provare ansia, colpa o perdita di autostima e a non percepirsi come responsabili di un reati.
PROFILO PSICOLOGICO GENITORIALE
E’ stato ancora evidenziato che i genitori trascuranti e fisicamente abusanti credono che il figlio conosca le regole disciplinari e sia in grado di comprendere il significato e gli esiti delle sue azioni.
Questi genitori sovrastimano la capacità dei propri bambini di cavarsela da soli: uno studio ha visto come bambini di età compresa tra gli 8 e i 10 anni, sebbene i loro genitori credessero che erano preparati per stare in casa da soli erano in grado di riconoscere e ricordare soltanto poche delle regole su come comportarsi nella varietà di situazioni domestiche.
Le aspettative dei genitori abusanti e trascuranti hanno aspettative irrealistiche circa le capacità cognitive e le abilità comportamentali dei figli.
Credenze distorte ed aspettative irrealistiche circa le capacità del figlio di badare a se stesso predispongono il genitore a considerare eventuali errori o comportamenti negativi non dovuti all’immaturità, ma bensì come se fossero intenzionali e quindi li porterebbero ad agire con condotte disciplinari controllanti, aggressive e violente.
Se invece attribuiscono gli errori del figlio alla sorte i comportamenti negativi verranno visti come immutabili e questo li spingerà a disinteressarsi dei figli e ad abbandonare il loro ruolo parentale.
PROFILO PSICOLOGICO GENITORIALE
La mancata compliance dei figli viene vista come una minaccia alla propria adeguatezza rispetto al ruolo parentale, essi quindi credono che sia necessario punire i figli per ottenere l’obbedienza.
Credono che il genitore debba avere controllo assoluto sui figli e quindi parte una lotta di potere con ricorso a punizioni fisiche e ad atteggiamenti dominanti ed ostili.
Qualora il genitore si renda conto che il figlio ha maggiore potere nella relazione essi tendono a manifestare angoscia e sconforto e a ricorrere a strategie parentali caratterizzate da trascuratezza.
Secondo alcuni studi empirici l’atteggiamento inerme dei genitori muove nei figli un attaccamento “disorganizzato/disorientato”: come è possibile osservare dalla Strange Situation i bambini disorganizzati perdono l’orientamento mettendo in atto in modo simultaneo azioni tra loro incompatibili dotate di obiettivi tra loro inconciliabili.
Sembra che questi bimbi mescolino le due tendenze opposte: avvicinamento ed evitamento, ottenendo una condotta conflittuale, goffa e caotica. I comportamenti di questi bambini risultano stereotipati, asimmetrici, bizzarri, contraddittori ed incompatibili tra di loro.
La mancanza di coerenza interna nei piani è indice di uno stato mentale caratterizzato da disorientamento e disorganizzazione.
Inoltre è stato evidenziato che il comportamento “spaventato/spaventante” da parte del genitore riveste il ruolo di mediatore tra lo stato mentale non risolto e l’attaccamento disorganizzato.
Gli atteggiamenti di paura e rabbia da parte dei genitori inducono i figli ad essere a loro volta allarmati e spaventati e a vivere il genitore come fonte di paura, sia perché i bambini tendono a reagire con paura alla paura notata nel volto dell’adulto, sia perché le condotte parentali punitive provocano paura, ansia ed evitamento.
Il bambino ha una disposizione innata a riconoscere e attribuire un significato alla risposta del genitore alle sue richieste di protezione e sulla base di ciò organizza la sua strategia di attaccamento. Quando invece, il genitore è spaventante, il bambino non ha alcuna predisposizione innata che gli permetta di riconoscere ed attribuire un significato alla risposta del genitore.
L’espressione spaventata del genitore espone il bambino ad un paradosso irrisolvibile, in quanto il genitore è contemporaneamente fonte di sicurezza e fonte di paura.
Quando la fonte della paura è il genitore stesso, il bambino può sperimentare una condizione peculiare di disorientamento e confusione, caratterizzata dal crollo improvviso della capacità attentive.
Il bambino infatti appare come sospeso tra la sensazione di sicurezza nel rivedere il genitore e la paura che si verifichi una nuova separazione, esperienza dolorosa e angosciosa.
I bambini sembrano predisposti a sperimentare stati dissociativi di fronte a situazioni di minacia, poiché, da un punto di vista evoluzionistico, sperimentare stati dissociativi in situazioni di pericolo offre maggiori garanzie di sopravvivenza rispetto alla fuga o al combattimento.
Però, sperimentare questi stati dissociativi porta ad acquisire una rete neurale sensibilizzata e compromessa, tanto che diventa sufficiente una minima stimolazione per provocare stati dissociativi.
Questa situazione viene a verificarsi con maggiore probabilità quando il genitore non può proteggere il bambino da condizioni minacciose oppure quando è lo stesso genitore a costituire la fonte del pericolo.
I bambini con uno stile di attaccamento organizzato attorno alla sicurezza o all’insicurezza (evitante o resistente) sanno bene cosa attendersi dal genitore ed organizzano coerentemente il loro comportamento sulla base di tale aspettativa.
I bambini disorganizzati al contrario mostrano di non sapere cosa attendersi dal genitore che viene meno al suo ruolo protettivo e non riescono quindi ad organizzare in modo coerente il loro comportamento sulla base di una qualche aspettativa.
I bambini disorganizzati non riescono a costruire rappresentazioni di sé e dell’altro unitarie e coerenti, bensì rappresentazioni molteplici, reciprocamente non integrate e drammatiche.
PROFILO PSICOLOGICO GENITORIALE
Mano a mano che i figli crescono, i genitori “non risolti, inermi e spaventanti” finiscono per ritirarsi sempre di più dal loro ruolo e invertire la normale relazione di accudimento e attaccamento, sollecitando il figlio ad assumere il ruolo di genitore ed esortandolo a proteggerli e confortarli.
Come risulta da una serie di studi a partire circa dall’età di 6 anni i bambini disorganizzati non appaiono più tali, ma o controllanti e punitivi o controllanti e premurosi.
Il comportamento controllante del figlio risulta associato tanto al comportamento spaventante quanto all’atteggiamento inerme del genitore non risolto.
Il bambino si costruisce un modello di relazione caratterizzato da temi di catastrofe, fantasie di violenza, impotenza o inibizione totale. Spaventato dagli atteggiamenti di paura del genitore il bambino finisce per rappresentare se stesso come “indifeso” e il genitore come “spaventante”.
Il bambino diviene ipervigile e controllante oppure spaventato e aggressivo: questi bambini appaiono costantemente concentrati nel controllare in modo sistematico l’attenzione e il comportamento del genitore nel tentativo di rendere prevedibile il suo comportamento.
I bambini controllanti possono adottare entrambe le strategie in situazioni differenti, oppure privilegiarne una.
Una strategia di controllo punitivo sembra più probabile con i genitori che mostrano prevalentemente un atteggiamento inerme, al contrario una strategia di controllo premurosa appare più probabile con i genitori che privilegiano una condotta dominante, punitiva o abusante.
In questo ultimo caso adottare strategie prepotenti potrebbe rivelarsi dannoso in quanto tenderebbe a sollecitare nel genitore comportamenti violenti.
Un comportamento ossequioso, contrariamente, si rivelerebbe favorevole in quanto permetterebbe di “tenersi buono” il genitore temuto.
Concludendo: i genitori “non risolti, inermi e spaventanti” sulla base di caratteristiche disfunzionali di personalità tendono ad instaurare una lotta per il potere ed il controllo sulla relazione, attraverso condotte aggressive, intrusive e punitive, nonché a rinunciare all’esercizio del ruolo parentale, considerato come poco importante o inutile.
La relazione genitore – figlio tende ad essere invertita e a sollecitare nei bambini modalità relazionali caratterizzate da aggressività, ostilità e controllo, nonché stati mentali drammatici, disorganizzati e non integrati che predispongono a fallimenti relazionali e a disagio psichico tanto a breve termine quanto a lungo termine.
Genitorialità. Profili psicologici, aspetti patologici e criteri di valutazione (Italiano)
Questo volume affronta il tema della genitorialità alla luce della più recente ed autorevole letteratura scientifica internazionale. Viene delineata la funzione genitoriale con particolare riferimento alla personalità e ai compiti dei genitori e agli obiettivi evolutivi del figlio. Sono individuati i più significativi nodi problematici e gli aspetti disfunzionali della genitorialità. Infine, a partire da un modello ispirato alle scienze cognitive, vengono proposti una definizione e criteri di valutazione della “capacità genitoriale”, applicabili in sede clinica e in ambito forense. Il materiale contenuto nel presente volume, inoltre, può costituire il punto di partenza per interventi di tipo preventivo e terapeutico.
PROFILO PSICOLOGICO GENITORIALE
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