PROBLEM SOLVING A SCUOLA
Il problem solving potrebbe essere definito come un approccio didattico teso a sviluppare, sul piano psicologico, comportamentale ed operativo, l’abilità di soluzione di problemi. Generalmente viene associato allo sviluppo delle abilità logico-matematiche di risoluzione di problemi, ma di tale tecnica, secondo un’ottica interdisciplinare, si avvalgono tutte le discipline. Si tratta di sviluppare in modo consapevole abilità metacognitive di controllo esecutivo del compito, monitoraggio delle componenti cognitive e autoregolazione cognitiva.
PROBLEM SOLVING A SCUOLA
Il Problem Solving:
– Rappresenta una situazione ideale per aiutare il bambino ad acquisire un ben preciso metodo di lavoro.
– Richiede al soggetto di ricercare strategie utili di risoluzione e nel contempo esercitare un controllo sulle procedure adottate.
– Consente di maturare una buona consapevolezza della natura delle situazioni problema che può aiutare l’alunno a strutturare mentalmente una sorta di schema. Procedure simili a più problemi.
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ELEMENTI CARATTERIZZANTI UN PROBLEMA
Gli elementi caratterizzanti un problema sono:
Dati: Si conoscono alcuni aspetti o informazioni in genere quantificabili in termini numerici
Risposte ai quesiti: ci si pone un obiettivo da raggiungere
Procedure risolutive dei problemi: il quesito stesso indica come mettere in relazione i dati attraverso il ragionamento logico-matematico.
Per procedere mentalmente con le procedure risolutive occorre:
– Discriminare fra le varie forme di rappresentazione in relazione alla tipologia di problema;
– Riflettere sul procedimento da seguire secondo un preciso ordine logico nel senso che ogni passaggio apre la via al successivo). Particolarmente importanti le abilità e le esperienze passate con problemi analoghi o la grande pratica nel compito.
– Riflettere sull’esistenza di diversi percorsi che si possono seguire.
– Riflettere su prerequisiti, precedenti esperienze, pratiche.
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Processo di controllo.
Stemberg ha stabilito quattro processi di controllo:
Identificazione
Il soggetto si deve accorgere che esiste un problema. Per Stemberg la fase di identificazione del problema è molto critica. Può infatti succedere che il soggetto non si accorga che esista un problema o che non riconosca esattamente quale sia. Questo è particolarmente vero per problemi complessi o mal definiti. La comprensione del problema è fortemente aiutata dal recupero di uno schema di memoria.
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Rappresentazione del problema
La rappresentazione del problema viene definita da Davidson come
“La costruzione mentale di una mappa degli elementi, delle relazioni fra gli elementi e gli scopi, che si basa sulla selezione, reinterpretazione e riorganizzazione degli elementi offerti dal testo del problema”.
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Pianificazione del problema
Prevede che gli elementi vengano organizzati in un certo modo secondo un piano che conduce alla soluzione. I buoni solutori, procedendo nella soluzione, devono tenere sotto controllo, aggiornare e completare il piano iniziale. Un buon solutore è già consapevole dei percorsi da seguire e da evitare, per cui può preoccuparsi in misura inferiore di attivare i processi di controllo. Dunque, un buon solutore non è chi ha più processi di controllo, ma chi, al momento opportuno, capisce quali usare e ne fa un uso appropriato.
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Valutazione del problema
Si tratta di guardare indietro dopo che è stato risolto il problema e stabilire se le previsioni effettuate e la pianificazione sono state operazioni utili. Tale fase è in stretta relazione con la fase del monitoraggio, quando si controlla se si è sulla strada giusta, cosa eliminare e salvare, cosa sembra facile o difficile.
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Consigli metacognitivi e Problem Solving.
Si illustrano di seguito alcuni consigli metacognitivi per nuove tipologie di problemi:
– Non spiegare usando calcoli complessi;
– Fare sorgere curiosità ponendo domande agli alunni;
– Dedicare molto tempo all’assimilazione dei modelli di soluzione;
– Abituare gli alunni a riflettere ad alta voce su dati, quesiti, strategie risolutive;
– Più che interrogare interagire con gli alunni e aiutarli a riflettere, porsi domande, far riflettere su strategie.
– Abituare gli alunni a tradurre dall’italiano alla matematica e viceversa;
– Fornire uno schema per i dati e i quesiti;
– Abituare a mettere in relazione dati e quesiti;
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Abituare gli alunni a porsi sempre queste domande:
– Ho letto e capito le singole frasi?
– Ho letto e capito il problema?
– Ho scritto i dati ed il quesito (Rappresentazione)?
– Somiglia a qualche problema risolto in precedenza?
– Mi sono controllato durante il percorso e alla fine?
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Fonte: DIREZIONE DIDATTICA STATALE II CIRCOLO “G. RODARI”
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Buon lavoro!