Judo e psicologia: didattica contro il bullismo
Cos’è il judo: JUDO E PSICOLOGIA
In sintesi, la parola JU-DO indica “Il miglior impiego dell’Energia” cioè, la massima efficacia con il minor dispendio di energie.
Questa arte marziale, risulta una disciplina assolutamente innovativa poiché, oltre all’allenamento fisico, introduce ideali e valori quali: amicizia, prosperità, mutuo benessere, superamento del concetto di vittoria e sconfitta, comprensione del prossimo ed ineccepibile comportamento anche fuori dalla palestra, nelle relazioni sociali ed umane.
Questi ideali, rivoluzionano completamente la vecchia concezione di arte marziale poiché, i nuovi obiettivi da raggiungere, divengono: socializzare, praticare attività fisica senza violenza, aiutarsi reciprocamente, meditare, essere se stessi, affrontare l’avversario con umiltà e rispetto.
JUDO E PSICOLOGIA
Per poter meglio comprendere l’interazione tra judo e didattica, gli aspetti educativi e l’importanza sociale, di questa disciplina, è necessario esaminare due periodi significativi dell’età evolutiva di un individuo, compresa tra i 6 e i 18 anni.
• DAI 6 AGLI 11 ANNI
il bambino inizia un suo percorso scolastico introducendo nuove competenze cognitive, razionali ed esperienze importanti che, in alcuni casi si trasformano in fonti di stress; risulta sempre di più evidente, l’uso della logica induttiva.
• FINO AL 18° ANNO
l’adolescenza, è il periodo della vita, più incerto e problematico.
JUDO E PSICOLOGIA
Nell’individuo, che non è più bambino, ma nemmeno adulto, si manifesta la rinnegazione dell’identità infantile per la ricerca di quella prettamente adulta.
In questa fascia d’età, i cambiamenti si susseguono in modo repentino, tutte le problematiche, presenti nell’infanzia, si acuiscono creando un inevitabile stato di disagio, paura e instabilità.
L’approvazione e l’accettazione, da parte di coetanei, diventa essenziale per cambiare radicalmente il modo di rapportarsi alla realtà.
E’ proprio in questa fase che, il ragazzo, inizia il vero distacco dai genitori, l’appartenenza ad un gruppo diventa fondamentale per la conferma della propria identità e per definire il proprio ruolo sociale. JUDO E PSICOLOGIA
Tipico degli adolescenti, è la voglia di confrontarsi, di mettersi costantemente alla prova con azioni mirate a confrontarsi provocatoriamente con il mondo degli adulti. La trasgressività, unita alla messa in discussione delle regole date, sono caratteristiche dell’età adolescenziale che spesso portano a comportamenti rischiosi come l’autolesionismo, il bullismo, atteggiamenti antisociali e a volte delinquenziali.
Questo modo d’essere, portato all’esasperazione, è quasi sempre correlato a situazioni di disagio pregresse che, hanno destabilizzato l’equilibrio psico-fisico del ragazzo/a in fase di crescita.
Il judo, in tutto questo parlare di “problematiche dell’età evolutiva”, viene spesso citato da psicologi sportivi, per la sua etica e per l’aspetto educativo, determinato dalle regole che lo caratterizzano.
Il percorso del judo, può essere suddiviso in tre importanti fasi:
• Conoscenza di se stessi
• Amore per se stessi, acquisito nell’esercizio della propria capacità “psico-fisica”
• Cooperazione a favore della collettività
JUDO E PSICOLOGIA
Questi tre aspetti, possono essere meglio rappresentati in un contesto di accettazione sia di se stessi e che degli altri, grazie ai “valori fondamentali” del judo, che hanno l’obiettivo di educare l’intera società:
• Onestà
• Coraggio
• Benevolenza
• Educazione
• Sincerità
• Onore
• Lealtà
JUDO E PSICOLOGIA
A queste regole, di grande spessore morale, il judo unisce un ideale giapponese molto antico: la cultura senza forza è inefficace, la forza senza cultura è barbarica. La scuola, l’intelletto e la cultura, in sintonia con un corpo forte ed allenato, rappresentano un perfetto connubio per l’educazione completa di un individuo. Il judo si pone quindi, come strumento educativo che, se applicato sin dalla tenera età, sotto forma di gioco, è in grado di portare i ragazzi ad una progressiva evoluzione ed una crescita psico-fisica, positiva anche in ambito sociale.
L’obiettivo etico-educativo, del Prof. Jigoro Kano, fondatore del judo, è quello di fornire un supporto, ad adolescenti e pre-adolescenti, capace di incanalare pulsioni ed emozioni spesso ingestibili per i ragazzi stessi.
Il Judo, risulta essere sia una disciplina, che un sistema didattico, modellato sulle arti marziali, con un duplice scopo educativo e di crescita:
• Migliorare la percezione di se stessi e l’autostima, soprattutto nei ragazzi fisicamente più deboli
• Fornire ai ragazzi i mezzi per far fronte ad eventuali aggressioni, senza riportare danni seri
JUDO E PSICOLOGIA
Questa disciplina, con le sue regole, i tempi prestabiliti, l’aggregazione dei singoli e il confronto one to one, cerca di ricreare un ordine mentale e gerarchico, lontano da quello di un gruppo di bulli.
L’affermazione, attraverso la forza, non si manifesta con atti delinquenziali, ma ha un fine di natura sportiva, il gruppo ha obiettivi morali, il tempo viene impiegato per forgiare il corpo e la sfida si trasforma in una dimostrazione delle proprie abilità.
Il judo convoglia positivamente, in un sistema costruttivo e dinamico, quelle energie che, se lasciate a se stesse e mal gestite, potrebbero generare individui socialmente pericolosi.
JUDO E PSICOLOGIA
LA DIDATTICA, per poter raggiungere gli importanti traguardi, sopra descritti, deve necessariamente diversificarsi in più fasi, caratterizzate da diverse fasce d’età:
1. FASE DEDICATA AI BAMBINI DELLE SCUOLE ELEMENTARI: qui si parla di fase propedeutica, nella quale si imposta la conoscenza e l’accettazione del proprio corpo con attività atta a rinforzare la muscolatura e ad elasticizzarla. Mentre il bimbo evolve nel fisico e nella disciplina, vengono insegnate tecniche di caduta, fondamentali per salvaguardare la propria incolumità in caso di aggressione . Questa prima parte è dedicata allo sviluppo della capacità all’ordine e alla disciplina, necessarie successivamente per la corretta esecuzione delle tecniche.
2. FASE DEDICATA AI RAGAZZI DELLE SCUOLE MEDIE: qui viene affrontata una fase molto importante per ogni ragazzo: la conoscenza di se stesso. In questo periodo infatti, spesso viene manifestato un senso di disprezzo di se stessi con conseguente compimento di atti autolesionistici o di bullismo su altri ragazzini. In questa fase si iniziano a inserire tecniche più complesse, che necessitano di concentrazione e miglioramento fisico. Questa attività porterà nel tempo i ragazzi a migliorare la propria autostima sia per l’aspetto fisico che per le capacità sviluppate.
3. FASE DEDICATA AI RAGAZZI DELLE SCUOLE SUPERIORI: proprio in questa fascia d’età si registrano i più eclatanti casi di bullismo.
A questi ragazzi, vengono insegnate tecniche importanti e complesse, con l’obiettivo di preservare l’etica dell’arte marziale praticata. Iniziare a far Judo già alle scuole elementari, come in precedenza accennato, consentirà ai ragazzi delle scuole superiori di aver acquisito, negli anni precedenti, un importante bagaglio etico, in grado di disciplinare e migliorare i loro comportamenti.
Ricordiamo che, una delle prime cause di comportamenti violenti, è quasi sempre da individuare nella mancata educazione. Per questo motivo, dobbiamo dare al termine EDUCAZIONE, un significato che esuli dalla sola cultura intellettuale e che consideri anche quella legata alla disciplina fisica.
Di CLAUDIO DI CRISTINO
Articolo completo 2018-2019-judo-didattica-contro-il-bullismo-–-judo.pdf (365 download ) .
JUDO E PSICOLOGIA
RISORSE CONSIGLIATE PER TE: Quali differenze tra Bullismo e Cyberbullismo.
RISORSE CONSIGLIATE PER TE: COSA NON È IL BULLISMO E COME PUÒ MANIFESTARSI.
Se hai voglia di confrontarti con me contattami pure sulla mia pagina Facebook: DIDATTICA PERSUASIVA