La vecchia pedagogia, basata un po’ sul buon senso e un po’ su aspetti filosofici, ha subito nel corso del tempo una trasformazione lenta verso processi che hanno la pretesa di fondamento scientifico. Le tecnologie educative, tuttavia, sono un complesso di conoscenze e di tecniche tanto che difficilmente si può parlare di status scientifico. Anche la “Teoria del curricolo” (S. kinner, Bloom, Guilford, …) e l’epistemologia genetica (Piaget), nonostante il loro successo hanno uno status scientifico incerto. I PRINCIPALI MODELLI PEDAGOGICI
Già Rousseau e Pestalozzi riferivano che non basta conoscere la materia da insegnare per essere un bravo docente. Occorre conoscere anche i metodi più opportuni per insegnarla.
Oltre alla conoscenza della materia:
a) secondo Rousseau è necessario conoscer l’allievo;
b) secondo Pestalozzi è indispensabile la conoscenza dei metodi;
c) secondo Dewey è necessario conoscere i modelli di società e la scuola deve proporsi lo scopo di preparare per una società più giusta, che non sia schiava delle leggi del profitto.
Le due teorie pedagogiche più rilevanti del secolo che hanno influenzato la didattica del novecento, comportamentismo (basato essenzialmente sul concetto stimolo-risposta) e cognitivismo (ricerca psicologica che ha per oggetto lo sviluppo cognitivo, inteso come sviluppo in generale o età evolutiva), compresa la più recente teoria computazionale (che prende le mosse dal cognitivismo), presentano aspetti positivi, ma anche limiti di cui tenere conto.
Di recente si è affermato il concetto di Empowerment dove si i assumono come parametri di giudizio i processi evolutivi di potenziamento, nella prospettiva di un disegno senza confini temporali, in un progetto che sia capace di fare convivere nello stesso programma educativo le 5 età generazionali: infanzia, adolescenza, giovinezza, età adulta. Ciò significa sconfessare chi pretende di valutare l’apprendimento in termini di valori assoluti e quantitativamente definibili. I parametri essenziali sono: desiderio di apprendere, attitudine a comprendere e capacità di stabilire relazioni. I PRINCIPALI MODELLI PEDAGOGICI
Questi parametri giudicano l’efficacia dei sistemi formativi nelle organizzazioni complesse. In altri termini, tra la discrezionalità di un giudizio senza indicatori di riferimento e le strumentazioni rigidamente giudicanti (test o voti), l’assunzione del criterio di valutazione dell’efficacia dei processi di insegnamento/apprendimento, del potenziamento delle competenze e delle abilità delle persone impegnate in questi processi può apparire una corretta via di mezzo. L’altro parametro, oltre al tempo lungo, è quello di disegnare una prospettiva dell’educazione senza confini spaziali, in un sistema integrato tra tutte le agenzie potenzialmente educative (famiglia, enti locali, scuola, chiese, associazionismo, mondo del lavoro).
Se la scuola deve darsi criteri di valutazione differenti dal semplice profitto e rendiconto economico, assumendo come parametro di valutazione i processi evolutivi di potenziamento (empowerment) e la valutazione delle performance degli individui, essa deve riuscire a dotarsi di un profilo organizzativo che sia in linea con il raggiungimento di questi obiettivi e coerente con essi, rispondendo a vincoli di efficienza, efficacia ed economicità. Cioè, efficienza ed efficacia finalizzati all’empowerment. Ed in tal senso giocano un ruolo prioritario l’autonomia didattica, organizzativa di ricerca e sperimentazione. Necessario evitare la logica di un sistema chiuso ed evitare il rischio dell’autoreferenzialità. Segue adesso una breve e sintetica disamina dei modelli educativi più rilevanti al fine di indicare che il modello di istruzione scelto dalla D.D. “G. Rodari” è rappresentato dal Modello Misto che rappresenta un’integrazione di tutti i modelli da utilizzare secondo le necessità didattiche. I PRINCIPALI MODELLI PEDAGOGICI
Non si rinuncia cioè nemmeno al vecchio modello di lezione frontale, con la consapevolezza che in quest’ordine di scuola appaiono più importanti ed efficienti altri modelli. Non esiste, quindi, un modello unico dal punto di vista pedagogico ed è compito del docente utilizzare un modello piuttosto che un altro a decorrere dalle diverse unità didattiche, tenendo conto del contesto classe, dell’allievo che si ha di fronte, comprese le dinamiche che si attivano in modo imprevisto.
Si esaminano in modo sintetico i diversi modelli cui si fa riferimento:
1. Modello “Trasmissione”: è il modello più tradizionale. L’apprendimento si attua per trasmissione-erogazione di informazioni. Le tecnologie si possono mettere anche al servizio di questo modello espositivo. Si vedano per esempio i modelli di presentazione su Power- point.
2. Modello “Dialogico – euristico (socratico)”: il dialogo viene orientato dall’educatore che però offre spazi di scoperta autonoma. Le TIC offrono più ampi spazi per la personalizzazione, perché la didattica in rete evita le limitazioni imposte dai vincoli spazio-temporali della classe. Si pensi a forum e posta elettronica.
3. Modello “Apprendere facendo”(o learning by doing o attivismo di Dewey): si formulano ipotesi e si provano nella situazione concreta. Si pone cioè l’esperienza in primo piano. Gran parte dell’apprendimento delle TIC avviene secondo questo modello al di fuori di manuali, provando e riprovando, vedendo cosa succede, trasferendo in contesti similari le competenze apprese.
4. Modello “Gioco – esplorazione”: vari autori come Freud e Bateson hanno messo in risalto come nell’apprendimento-formazione individuale di tutte le specie le attività ludico-esplorative abbiano un ruolo primario e che tale fase è più consistente e lunga nelle specie più evolute. Ciò è noto in didattica e nelle TIC i video-games possono offrire anche modelli di apprendimento e motivazione. I PRINCIPALI MODELLI PEDAGOGICI
5. Modello “Istruzione guidata”: il comportamentismo e i modelli cibernetici ritengono che l’apprendimento debba essere guidato, passo dopo passo attraverso una sequenza ordinata di stimoli, seguiti da feed-back, procedendo da stimoli più semplici, via via verso quelli più complessi. Su questa linea si è orientata la maggior parte delle tecnologie orientate all’insegnamento.
6. Modello “Umanistico” (Rogers): si dà per assunto che la maggior parte dei problemi che interferiscono con l’apprendimento siano dipendenti dall’ansia della valutazione. Ne deriva come conseguenza che è necessario valorizzare il senso di autostima e motivazione dello studente. Ambienti di espressività creativa consentiti dalle TIC possono aiutare in tal senso.
7. Modello della “Ristrutturazione cognitiva”: si dà rilevanza al ruolo delle pre-conoscenze ed alla loro ristrutturazione progressiva (Ausubel, Spiro). In tal senso, la navigazione ipertestuale nelle TIC è un valido mezzo di rilettura in diversi momenti e modalità di conoscenze già in parte possedute.
8. Modello “Metacognitivo”: si ritiene che il fattore principale sia il rendersi conto di come operiamo quando dobbiamo apprendere. Il fatto che nelle TIC molti ambienti consentano di monitorare il proprio apprendimento può favorire la consapevolezza metacognitiva (o forme di consapevolezza epistemica).
9. Modello Costruttivista” (filosofia del costruttivismo sociale): si ritiene che ogni individuo disponga di un potenziale interno di sviluppo che può emergere con opportuni supporti esterni (accesso a risorse, collaborazione con pari, collaborazione con esperti). I modelli di natura costruttivista costituiscono attualmente il background teorico più comune alla didattica in rete.
10. “Modello Misto”: si ritiene che il modello migliore sia una particolare integrazione di più modelli.
I PRINCIPALI MODELLI PEDAGOGICI
RISORSE CONSIGLIATE PER TE: CORRESPONSABILITÀ EDUCATIVA E FORMATIVA DOCENTE.
Se hai voglia di confrontarti con me contattami pure sulla mia pagina Facebook: DIDATTICA PERSUASIVA.
Buon lavoro! 🙂