Differenziare la mediazione didattica
Utilizzare modalità diverse di presentazione dei contenuti costituisce sicuramente uno dei numerosi tentativi che l’insegnante può realizzare per migliorare le condizioni dell’apprendimento. Queste diverse modalità vengono denominate in letteratura come “mediatori didattici”.
Per mediatore didattico si intende tutto ciò che l’insegnante intenzionalmente mette in atto per favorire l’apprendimento degli alunni. Il termine “mediatore” deriva dalla loro funzione: essi si collocano tra la realtà e il soggetto per agevolarne la rappresentazione.
Elio Damiano parla di quattro tipi di mediatori: MEDIAZIONE DIDATTICA
• I mediatori attivi fanno ricorso alla esperienza diretta. Un esempio di mediatore attivo è rappresentato dall’esperimento che si realizza in laboratorio. Il limite di questo mediatore è che richiede tempi lunghi di esecuzione, ma ha il vantaggio del contatto fisico con il reale e della densità emotiva che si viene a produrre.
• I mediatori iconici si basano sulla rappresentazione del linguaggio grafico e spaziale (immagini, schematizzazione di concetti, fotografie, filmati, carte geografiche etc.).
Nonostante presenti numerose qualità in termini di sollecitazione di interessi e di motivazione, il mediatore iconico non può essere considerato del tutto autosufficiente, ma richiede l’intervento del mediatore simbolico in quanto non sempre riesce a riprodurre adeguatamente l’estensione di un concetto.
• I mediatori analogici cercano di rifarsi alle possibilità di apprendimento insite nel gioco e nella simulazione. Si tratta di attività ludiche di gruppo in cui i partecipanti ricreano particolari situazioni e interpretano personaggi.
Il tasso di realismo conseguito con i giochi di ruolo è sicuramente maggiore di altre forme tradizionali di insegnamento ma bisogna stare attenti ad evitare il rischio di scambiare la simulazione con la realtà, creando l’illusione di a ver fatto veramente esperienze dirette.
• I mediatori simbolici sono quelli che si allontanano di più dalla realtà di riferimento e sono considerati i meno validi soprattutto dai sostenitori del principio dell’apprendimento diretto.
La lezione frontale costituisce un esempio di mediatore simbolico. In termini di risultati di apprendimento è uno degli approcci meno efficaci soprattutto per la passività che induce presso chi ascolta. In termini di tempo è, invece, il più economico dei mediatori e questo rappresenta uno dei principali motivi per cui è preferito dalla gran parte dei docenti.
Il ricorso a modalità alternative di presentazione dei contenuti è una operazione sicuramente necessaria per l’insegnamento di tutte le discipline e per tutti gli alunni (in quanto rende il clima della classe meno monotono e rispetta maggiormente gli stili cognitivi di ciascuno), ma se nella classe sono inseriti alunni con problemi, essa diventa assolutamente indispensabile.
Si pensi, ad esempio, alle buone prassi di integrazione realizzate con attività di laboratorio, con la mediazione teatrale o con le opportunità offerte dal computer per la fruizione di immagini e di filmati (E. DAMIANO). Utilizzare metodi di insegnamento alternativi, anche mediati da pari.
MEDIAZIONE DIDATTICA
Le modalità di intervento che più frequentemente vengono utilizzate sono:
Intervento “in classe” in situazione di lavoro diretto con l’alunno o a “distanza”; in questo secondo caso si cerca di evitare o disincentivare la dipendenza dell’alunno dall’insegnante e stimolare momenti di lavoro autonomo, quando l’alunno sia in grado di gestirli.
Tale situazione può inoltre incentivare la comunicazione anche in alunni che non possiedano appieno gli strumenti verbali.
Interventi individuali, anche esternamente alla classe, finalizzati ad obiettivi connessi all’acquisizione di strumentalità scolastiche o allo sviluppo dell’autonomia, che necessitino di attenzione e concentrazione difficili da ottenere in una situazione con numerose presenze.
L’intervento individuale può assumere diverse connotazioni in relazione alle modalità di relazione instaurate dall’alunno. Deve comunque costituire uno dei diversi modi di organizzare il tempo-scuola dell’alunno diversamente abile, ma non il solo.
La CM n.153 15.6.88: ribadisce “l’illegittimità dell’uscita dalla classe degli alunni con handicap, salvo i casi in cui un periodo di attività individuato fuori della classe sia espressamente previsto dalla stesura del Piano Educativo Individualizzato e concordato tra docente specializzato e docenti curricolari”.
Intervento in piccolo gruppo (l’alunno disabile e due/tre compagni) finalizzati ad attività che possono essere svolte insieme.
Sono state realizzate molte ricerche, italiane e straniere, che dimostrano l’utilità dell’ insegnamento mediato da pari con studenti con capacità e interessi diversi. Si tratta di una serie di modalità alternative di insegnamento nelle quali gli studenti rivestono il ruolo di facilitatoti dell’apprendimento dei compagni.
L’insegnamento mediato da pari costituisce un ottimo modo per coinvolgere attivamente gli studenti nel loro apprendimento, cosa che spesso, con le modalità tradizionali e soprattutto nel caso di studenti diversamente abili, non accade.
MEDIAZIONE DIDATTICA
I tipi di insegnamento mediati da pari più noti e utilizzati con maggiore frequenza sono i seguenti:
– Il cooperative learning che è centrato su gruppi di lavoro eterogenei, sulla effettiva interdipendenza dei ruoli e sull’uguaglianza di opportunità di successo per tutti. Il contesto educativo che si crea è collaborativo (affondiamo o nuotiamo tutti) e non competitivo (se tu vinci, io perdo) (D.W. JOHNSON e R.T. JOHNSON).
– Il tutoring che consiste nell’affidare ad un alunno specifiche responsabilità di tipo educativo e didattico. Questo alunno viene ad assumere il ruolo di insegnante e si chiama tutor. L’alunno che riceve l’insegnamento viene denominato tutee. (K.TOPPING)
– Il peer teaching che consiste nell’affidare la realizzazione di compiti a studenti che sono alla pari come capacità cognitive. Gli alunni vengono divisi in piccoli gruppi e ciascun gruppo discuterà fino ad arrivare alla formulazione di una ipotesi che confronterà con le ipotesi degli altri gruppi. In un tempo successivo si riscriveranno le ipotesi che saranno state confermate dopo una discussione tra i gruppi. (C. SCURATI C. e I. FIORIN)
Queste tre diverse forme di insegnamento mediato da pari rispondono positivamente ai bisogni di tutti gli studenti, con rendimento basso, nella media ed elevato.
Dalle ricerche che sono state realizzate risulta che gli studenti ottengono migliori risultati, rispetto all’insegnamento tradizionale, sul piano cognitivo (lavorano di più, memorizzano meglio, sviluppano una maggiore motivazione e livelli superiori di ragionamento), sul piano relazionale (si creano rapporti di amicizia e la diversità viene rispettata) e sul piano psicologico (migliorano l’immagine di sé e il senso di autoefficacia e si sviluppa una maggiore capacità di affrontare le difficoltà e lo stress). (D.W. JOHNSON e R.T. JOHNSON) MEDIAZIONE DIDATTICA
Per facilitare un processo di reale integrazione del soggetto portatore di handicap, i metodi collaborativi rappresentano una potenzialità di grande rilievo, ma la loro attivazione richiede un lungo lavoro di preparazione da parte degli insegnanti.
E’ necessario che essi creino le condizioni migliori perché il gruppo che lavora con il compagno diversamente abile possa dare risultati soddisfacenti. La condizione più importante è che la classe conosca il deficit del compagno.
“Se il deficit diventa oggetto di studio, stimolando la discussione e l’apprendimento dei compagni, le in certezze diminuiscono e la diversità assume sempre più la valenza di condizione che non inficia la dignità della persona, anzi la esalta”. (A. CANEVARO)
MEDIAZIONE DIDATTICA
Le informazioni sul soggetto con portatore di handicap possono essere integrate nel curricolo in diversi modi: invitando in classe i genitori del bambino, medici e terapisti; presentando e discutendo filmati sulla disabilità; svolgendo ricerche su personaggi celebri con le stesse problematiche; informandosi sulle tecnologie che riducono l’handicap.
Se viene realizzato questo processo di sensibilizzazione della classe, sarà più facile che la presenza del bambino portatore di handicap non costituisca un ostacolo ai lavori del gruppo bensì una preziosa occasione per i compagni per sperimentare la solidarietà. Imparare ad aiutare gli altri è una componente molto rilevante nella formazione di una persona e può avere molti vantaggi.
Fonte: ISTITUTO COMPRENSIVO STATALE DI GERMIGNAGA – Scuola dell’Infanzia, Primaria e Secondaria di 1° grado
RISORSE CONSIGLIATE PER TE LA VALUTAZIONE DEGLI ALUNNI DIVERSAMENTE ABILI.
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Buon lavoro.