Cosa significa avere un allievo ipovedente a scuola.
Bisogna partire dall’idea che ipovisione non significa deficit delle capacità intellettive e quindi non impedisce un normale apprendimento. Ma, se non si interviene in maniera adeguata, può avere un influsso sull’evoluzione del bambino e sull’apprendimento.
Ogni bambino ipovedente reagisce diversamente e ha bisogno di aiuti e consigli adeguati alla realtà nella quale vive, perciò ognuno è comparabile solo a se stesso; generalizzare delle strategie è quindi quasi impossibile. ALLIEVO IPOVEDENTE A SCUOLA
I fattori che entrano in gioco in un’ipovisione sono molteplici. La nostra vista dipende dall’acuità visiva, dalla sensibilità ai contrasti, dalla capacità di accomodazione (zoom), dalla convergenza binoculare, dal campo visivo, dal funzionamento neurologico e dall’intelligenza del bambino.
Il percorso d’intervento è diverso a seconda dell’età. La scuola elementare è un grande cambiamento. Il bambino inizia la scolarità vera e propria con gli apprendimenti di base: scrittura, lettura e matematica. Le aspettative della famiglia aumentano, come pure i paragoni con i coetanei.
L’integrazione nella scuola implica aspetti psicologici e sociali che non vanno sottovalutati. L’autonomia, la partecipazione, l’autostima e il benessere generale dell’allievo dipenderanno molto dall’organizzazione e dalla sensibilità che il docente saprà dare alla classe.
In un’integrazione nelle scuole dell’obbligo l’allievo ipovedente deve poter seguire i programmi scolastici e raggiungere gli stessi obiettivi dei suoi coetanei eventualmente anche con percorsi formativi individualizzati.
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a) Cosa fare con un allievo ipovedente in classe?
Prima di effettuare un’integrazione di un allievo ipovedente in una scuola, è importante che i genitori o un professionista che si occupa già del bambino:
– segnali il bambino alle autorità scolastiche (educazione specializzata, sostegno pedagogico, ispettore, direttore);
– si informi sul luogo che lo accoglierà (idoneità):
– grandezza della scuola e numero di classi;
– disposizione della scuola;
– effettivo della classe che accoglierà l’allievo;
– scelta del o dei docenti.
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Il docente dovrà poi farsi un’idea dell’allievo: conoscenza della famiglia e del bambino;
– conoscenza del percorso scolastico precedente;
– informazione su eventuali terapie effettuate o in corso;
– conoscenza dei mezzi ausiliari dell’allievo e del loro utilizzo: lenti e ingranditori di lettura, computer, ecc.;
– conoscenza di esperti nel settore: spiegazioni e chiarimenti, informazioni sulla malattia e sulle possibilità dell’allievo, collaborazione e sostegno regolare.
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Il docente con l’aiuto di uno specialista nel settore:
– permette una serena integrazione dell’allievo nella classe (spiegazioni ai compagni);
osserva l’allievo e il suo comportamento (capacità e difficoltà);
– stabilisce un progetto d’intervento per l’allievo: priorità (a cosa bisogna fare attenzione e dove bisogna insistere) eventuali interventi individualizzati; inoltre:
– adatta il materiale da utilizzare con tutta la classe, confacente anche all’allievo ipovedente;
– adatta il materiale individuale per l’allievo; organizza il luogo classe;
– organizza l’orario scolastico in base ad eventuali terapie o materie di esonero.
Può accadere che un problema visivo vada instaurandosi nel corso della scolarità. Il docente, grazie ad una scheda d’osservazione sui comportamenti dell’allievo, potrà notare delle difficoltà, richiedendo poi una valutazione più approfondita e rendere un servizio prezioso al bambino.
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b) Osservazioni
Alcuni segnali possono indicarci delle difficoltà visive nell’allievo:
– non ama gli ambienti molto luminosi o molto scuri;
– è sensibile ai cambiamenti di luminosità;
– gli occhi si muovono continuamente; gira la testa per vedere solo con un occhio;
– la testa è spinta in avanti o indietro quando guarda degli oggetti a distanza (per es. lavagna);
– tiene oggetti o libri molto vicino o molto lontano dagli occhi;
– sbatte le palpebre frequentemente; tende a sfregarsi sovente gli occhi;
– breve durata del tempo di lavoro, si affatica velocemente;
– breve durata dell’attenzione;
– è insicuro nel riconoscere e descrivere degli oggetti;
– confonde lettere o numeri simili; la sua lettura non è scorrevole;
– ha difficoltà in attività che implicano la motricità fine;
– presenta delle posture o delle posizioni inconsuete della testa e/o del corpo; non ama i giochi all’aperto;
– è insicuro in luoghi sconosciuti; è impacciato nei movimenti;
– ha un comportamento irrequieto o apatico;
– tende a isolarsi.
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c) Proposte didattiche
I bambini ipovedenti necessitano di strategie e materiali più consoni alla loro visione, in modo che la loro integrazione nella scuola elementare si svolga in maniera più tranquilla:
– abbinare l’ascolto ad attività visive;
– descrivere sempre ciò che si sta facendo; leggere a voce alta quello che si sta scrivendo alla lavagna;
– ingrandire i testi a seconda della loro capacità visiva;
– permettere di utilizzare matite con tratto ben visibile o pennarelli;
– utilizzare fogli con rigature ben visibili; evitare l’abbellimento di schede didattiche con disegni non essenziali all’attività (creano solo uno sforzo e un dispendio di energie inutili);
– consegnare fotocopie pulite e tratte dall’originale (fogli macchiati confondono ulteriormente lo scritto e di conseguenza la lettura già difficoltosa);
– per permettere una lettura più scorrevole separare le frasi con un’interlinea di punti 1,5 (la lettura implica attenzione e movimento oculare, dei piccoli accorgimenti potrebbero far amare la lettura anche ai bambini ipovedenti).
Per un’autonomia del bambino è indispensabile la conoscenza dell’aula e della scuola. Il bambino potrà ritrovare il suo materiale senza bisogno d’aiuto e potrà muoversi in maniera indipendente.
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d) L’illuminazione
Per le persone ipovedenti un’illuminazione adeguata, adatta ai loro bisogni, può incrementare la percezione visiva e il loro orientamento nell’ambiente.
La visione è legata alla luce, infatti viene convertita, attraverso la retina, in impulsi elettrici che vengono poi trasportati al cervello dal nervo ottico. La vista non esiste senza la luce.
Vedere è la possibilità di poter percepire l’ambiente grazie ad un’illuminazione adeguata. Perciò un’azione efficace necessita di un’illuminazione efficace. Modificando l’illuminazione, o utilizzando delle fonti luminose, si possono correggere le azioni e il comportamento dell’individuo.
Grazie ad una buona illuminazione si può ottenere:
– l’aumento dell’acuità visiva;
– un contrasto più netto dell’immagine e quindi una migliore percezione; una buona postura;
– un benessere psico-fisico del bambino (buon umore e rilassamento).
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Consigli per una buona illuminazione (valutare individualmente la collaborazione con uno specialista):
– illuminare in maniera diretta o indiretta a seconda del locale e del suo utilizzo;
– avere una luce omogenea in tutto il locale è molto importante;
– evitare le lampade alogene come lampade da tavolo, perché scaldano troppo; analizzare la temperatura della lampadina, scegliendo quella più congeniale al bambino ipovedente.
Per convenzione le fonti luminose vengono suddivise in tre gruppi: 3300K toni caldi, da 3300 a 5300K luce diurna, oltre 5300K luce fredda;
– sfruttare la luce naturale (luce delle finestre) modulata da tende a lamelle (regolabili) o in tessuto chiaro. Le piante, le decorazioni e i tendoni possono diminuire la luce naturale. La luce del giorno è di qualità superiore a quella artificiale, è importante utilizzarla in maniera adeguata alle esigenze del bambino. Le finestre si devono trovare a lato e mai di fronte al bambino (abbagliamento); posizionare correttamente il tavolo, il banco, la sedia, i giochi, ecc.;
– orientare la fonte luminosa: la luce illumina solo la zona utile ed è posta all’altezza degli occhi o sopra la testa (il fascio luminoso rifletterà sul foglio e devierà verso l’esterno e non verso gli occhi);
– fare attenzione alle superfici lucide e riflettenti. Un ripiano opaco conviene maggiormente (tovaglia, sottomano, ecc.).
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Mezzi ottici e didattici utilizzati a seconda del deficit visivo
Conclusioni. ALLIEVO IPOVEDENTE A SCUOLA
La buona osservazione e la segnalazione, da parte dell’adulto, di eventuali disagi, permettono al bambino di non instaurare altri disturbi associati (per es. comportamentali e relazionali).
Una prima valutazione può essere effettuata grazie a test specifici e tramite osservazioni adatte all’età del bambino e alle sue possibilità; permette di stabilire se esistono delle reali difficoltà visive e in che modo utilizza il suo potenziale visivo (valutazione effettuata da una terapista Low Vision). Un’approfondita visita medica è comunque assolutamente necessaria (valutazione oculistica).
Il bambino non è mai un’entità a sé ma è legato all’ambiente famigliare e sociale nel quale vive e risente l’inquietudine dei genitori. ALLIEVO IPOVEDENTE A SCUOLA
Deve continuamente gestire la sua situazione conflittuale: l’ambiguità tra vedere e non vedere, il voler fare ma non riuscirci pienamente, dover ammettere di possedere dei limiti ma cercare di dimostrare anche le proprie capacità, voler essere autonomo con la consapevolezza che a volte ha bisogno di aiuto, ecc.. Tutto questo non facilita il suo percorso evolutivo e la stima di sé. Al momento dell’integrazione di un allievo ipovedente in una classe, gli aspetti emotivi e relazionali devono essere considerati. ALLIEVO IPOVEDENTE A SCUOLA
Una buona partenza getta le basi per un’evoluzione positiva del curricolo scolastico del bambino e determina il suo futuro. Il rispetto, il sostegno e la comprensione (senza pietismi inutili) potrebbero essere determinanti per una buona riuscita scolastica.
Fonte: “Il bambino ipovedente alla Scuola Elementare Suggerimenti pratici per genitori, insegnanti e terapisti” Prima edizione, maggio 2012 – Opuscolo informativo curato da Raffaella Crivelli, Servizio giovani ciechi e ipovedenti della Unitas con alcune osservazioni tratte da pubblicazioni del CPHV (Centre Pédagogique pour élèves Handicapés de la Vue) Impaginazione: Studio Boneff, Lugano.
Il-bambino-ipovedente-alla-Scuola-Elementare.pdf (2577 download )
RISORSE CONSIGLIATE PER TE: IL BAMBINO IPOVEDENTE A SCUOLA ELEMENTARE: 16 CONSIGLI.
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