MAKE LEARNING VISIBLE: RENDERE VISIBILE IL PENSIERO A SCUOLA
Insegnare non significa solo trasmettere conoscenze. Significa soprattutto far emergere ciò che accade nella mente degli studenti mentre apprendono. Questo è il cuore dell’approccio Make Learning Visible, ovvero “rendere visibile l’apprendimento”.
Nato all’interno del Project Zero dell’Università di Harvard, questo approccio ha rivoluzionato il modo di intendere la didattica: non più insegnamento come esposizione frontale, ma come costruzione condivisa del pensiero. Quando il pensiero diventa visibile, l’apprendimento diventa consapevole, profondo, trasformativo.
COSA SIGNIFICA “RENDERE VISIBILE L’APPRENDIMENTO”?
Nel contesto scolastico tradizionale, l’apprendimento è spesso un processo invisibile: l’insegnante spiega, l’alunno ascolta, poi viene interrogato. Ma cosa è accaduto nel frattempo nella sua mente? Quali connessioni ha fatto? Quali ostacoli ha incontrato? Quali idee ha messo in campo?
Make Learning Visible propone un cambio di paradigma: portare alla luce il processo, non solo il prodotto. Far emergere il pensiero in costruzione, i ragionamenti, le intuizioni, le domande. Non solo per l’insegnante, ma anche per lo studente stesso, che diventa più consapevole di come apprende.
LE RADICI TEORICHE: DA VYGOTSKIJ A HARVARD
L’idea di rendere visibile il pensiero non è del tutto nuova. Già Vygotskij parlava di processi mentali interni che si sviluppano attraverso l’interazione sociale. Ma è con Howard Gardner e il suo team del Project Zero che questa intuizione prende forma in modo sistematico.
Make Learning Visible nasce come progetto di ricerca e formazione in alcune scuole di Reggio Emilia e si diffonde in tutto il mondo. La sfida è chiara: come possiamo aiutare gli alunni a vedere il proprio pensiero? Come possiamo documentarlo, renderlo oggetto di riflessione e miglioramento?
I PRINCIPI DEL MAKE LEARNING VISIBLE
L’approccio si fonda su alcuni principi chiave, che possiamo tradurre in pratiche didattiche quotidiane:
1. IL PENSIERO È VISIBILE SE LO RENDIAMO TANGIBILE
Per rendere visibile il pensiero, serve uno spazio in cui possa emergere: una lavagna, un quaderno, una mappa, una discussione registrata, un cartellone, una foto, una narrazione.
Ogni volta che chiediamo a un alunno di mostrare come è arrivato a una risposta, di disegnare il suo ragionamento, di spiegare il processo seguito, stiamo rendendo visibile ciò che altrimenti resterebbe nascosto.
2. IL PENSIERO SI SVILUPPA ATTRAVERSO IL LINGUAGGIO
Parlare, scrivere, disegnare, rappresentare: ogni forma di espressione è uno strumento per pensare meglio. Per questo il Make Learning Visible valorizza strategie che stimolano l’uso di linguaggi differenti, soprattutto quelli visivi e grafici.
Una mappa concettuale non è solo una sintesi, ma un modo per vedere la propria comprensione in evoluzione.
3. L’APPRENDIMENTO È UN PROCESSO CONDIVISO
Non si apprende da soli. Il pensiero si sviluppa attraverso il confronto, l’ascolto reciproco, la co-costruzione. Per questo il Make Learning Visible incoraggia l’uso di routine di pensiero in piccolo gruppo o in plenaria.
Quando gli alunni verbalizzano ciò che pensano e lo confrontano con gli altri, comprendono meglio se stessi e il mondo.
LE THINKING ROUTINES: STRUMENTI PER RENDERE VISIBILE IL PENSIERO
Un aspetto distintivo del Make Learning Visible è l’utilizzo delle cosiddette “thinking routines”: schemi semplici e ripetibili che aiutano gli studenti a esplorare, organizzare e condividere il proprio pensiero.
Alcune delle più note:
- Vedo – Penso – Mi chiedo: ideale per analizzare immagini, testi o situazioni, stimola l’osservazione, l’interpretazione e la curiosità.
- Prima pensavo – Ora penso: utile per riflettere sul cambiamento di idea, favorisce la metacognizione.
- Cerchio dei punti di vista: aiuta a considerare prospettive diverse, stimolando empatia e pensiero critico.
- Tre parole – una frase – un’immagine: ottima per sintetizzare l’apprendimento in modo creativo.
Queste routine sono facili da integrare nelle lezioni, non richiedono strumenti speciali, ma moltiplicano la profondità dell’esperienza educativa.
LA DOCUMENTAZIONE: RACCONTARE IL PROCESSO
Un’altra componente essenziale del Make Learning Visible è la documentazione dell’apprendimento: foto, registrazioni, portfolio, diari di bordo, prodotti degli alunni… Tutto ciò che testimonia non solo il risultato, ma il percorso compiuto.
Questa documentazione:
- rende visibile il valore del lavoro svolto;
- permette a insegnanti e studenti di riflettere insieme;
- valorizza i progressi, anche quelli non misurabili con un voto;
- promuove la valutazione formativa e autentica.
I BENEFICI PER STUDENTI E DOCENTI
Applicare il Make Learning Visible porta numerosi vantaggi:
- Gli studenti diventano più consapevoli e riflessivi.
- Si sviluppa la metacognizione: so come imparo, posso migliorarmi.
- Il docente ha accesso a informazioni preziose per personalizzare l’insegnamento.
- Si costruisce un clima di classe più collaborativo e dialogico.
- Si valorizzano tutti i linguaggi e le intelligenze.
In una parola, la scuola diventa un luogo dove si pensa insieme.
APPLICAZIONI PRATICHE
Ecco alcuni esempi concreti per introdurre il Make Learning Visible in classe:
- Routine quotidiana: inizia la giornata con “Oggi mi chiedo…” o “Ieri ho scoperto che…”.
- Durante una lezione: usa post-it o padlet per raccogliere “cosa penso finora”.
- A fine attività: proponi una riflessione tipo “Cosa mi ha sorpreso?”, “Cosa mi ha confuso?”, “Cosa vorrei approfondire?”.
- Valutazione visibile: crea un portfolio condiviso dove raccogliere pensieri, mappe, immagini, narrazioni.
- Angolo del pensiero: uno spazio fisico o digitale in cui gli alunni possono lasciare riflessioni libere.
UNA RIVOLUZIONE SILENZIOSA
Make Learning Visible non richiede rivoluzioni strutturali, ma una diversa attenzione: più ai processi che ai prodotti, più alle domande che alle risposte, più al “come” che al “quanto”.
È una rivoluzione pedagogica silenziosa, ma potentissima. Trasforma la classe in uno spazio di ricerca, dialogo e consapevolezza. E aiuta ogni alunno a scoprire non solo cosa sa, ma chi è come pensatore.







