Pensare positivo in classe diventa davvero difficile alle volte ma possiamo abituare la nostra mente a idee e pensieri che agevolano la positività piuttosto che la ostacolino.
Nel mio articolo precedente, UN INSEGNANTE FELICE E’ UN INSEGNANTE EFFICACE, abbiamo visto come determinate cose andrebbero fatte con naturalezza, passione e serenità condivisa e non con il solo scopo di raggiungere un obbiettivo.
Tale articolo ha ricevuto 120.000 visualizzazioni ed è stato condiviso 7.500 volte. Non solo, molti dei lettori hanno lasciato dei commenti personali che mi hanno spinto a soffermarmi e perciò ad affrontare il tema del “pensare positivo”. PENSARE POSITIVO
Cosa riguardavano questi commenti?
- Lo stipendio
- La figura dell’insegnante ed il modo in cui è percepita
- L’atteggiamento più o meno, frustrante di alcuni genitori.
Certamente si tratta di questioni importanti, ma io sono tornato e torno a pormi il solito quesito: la tua motivazione all’insegnamento e la felicità che ne deriva, può essere legata ad un fattore di tipo esclusivamente economico? Puoi insegnare e viverti la classe facendo costante riferimento all’incapacità di alcuni genitori di gestire i loro figli? O, peggio, puoi condurre serenamente il tuo lavoro, perseguitato dai pregiudizi e le dicerie sulla professione che hai scelto di fare?
LA RISPOSTA E’ “CHIARAMENTE NO!”
Non puoi entrare in classe e portare con te questi pensieri. Non sono d’aiuto ne’ a te, ne’ all’insegnamento stesso. Sono sì elementi da tenere in considerazione, ma sui quali devi soffermarti una volta fuori dall’aula, facendo sempre attenzione a non farli divenire la tua motivazione, ma neppure demotivazione.
PENSARE POSITIVO IN CLASSE
Il problema della libertà di lavorare senza un “capo”.
Il problema di alcuni insegnanti è che non hanno dietro di loro un capo che li motivi a fare e ad uscire dalla loro zona di confort per misurarsi davvero con i loro limiti. Non ti parlo di uno di quei dirigenti di cui si conosce e ci si ricorda solo il nome perché mai presente: ti parlo di quella figura che supervisiona quotidianamente gli insegnanti ed il loro lavoro.
Lavorare senza un capo è uno di quei motivi per cui molti scelgono di entrare nel mondo della scuola. Questo può sembrare un fattore positivo, è vero, perché offre la possibilità di gestire autonomamente il proprio lavoro. Ma cosa accade il più delle volte? L’insegnante, non avendo alle spalle nessuna figura che “lo incentiva ad operare”, si abbandona ad un atteggiamento di pigrizia e non si impegna come invece potrebbe o dovrebbe.
Per esperienza personale posso dirti che non c’è niente di peggio al mondo, che lavorare per abitudine, quasi fosse un obbligo: il miglior modo per fare bene ciò che si fa, è non considerarlo mai un dovere.
Solo chi è realmente felice e riesce a rimanere positivo in un ambiente difficile ed emotivamente delicato come la scuola, si mantiene su di una strada profittevole ed ha la capacità di lavorare pazientemente pur magari non avendone pienamente voglia (perché no? Dei giorni può anche succedere!). PENSARE POSITIVO IN CLASSE
Il più grande nemico dell’insegnante è la negatività.
Come detto poc’anzi, spesso succede di lavorare e vedere il proprio lavoro come un obbligo o come una necessità: “non mi piace quello che faccio ma se voglio vivere e guadagnare, devo farlo”. Purtroppo non è facile cambiare, ma dobbiamo provarci; è un errore nel quale dobbiamo impegnarci a non cadere, sia perché è importante fare solo ciò che ci fa sentire davvero realizzati, sia perché soltanto in questo modo possiamo avere la possibilità di migliorare giorno dopo giorno e ottenere risultati sempre più soddisfacenti.
Il nostro più grande nemico è dunque la negatività, l’abitudine che abbiamo di concentrarci sulle cose che non ci piace fare o, addirittura, il vizio di guardare gli obbiettivi raggiunti dai nostri colleghi piuttosto che i nostri e quelli che dobbiamo ancora raggiungere.
Quando facciamo qualcosa che non ci piace fare, o quando viviamo un periodo negativo della nostra vita, proviamo emozioni che non ci stimolano a produrre, a progredire, a raggiungere obbiettivi, ma, al contrario, siamo sopraffatti dalla svogliatezza, dalla pigrizia. E se addirittura per questo nostro atteggiamento siamo criticati, perdiamo maggiormente fiducia non solo in noi stessi ma anche e soprattutto nei nuovi e futuri progetti.
Tutto ciò che genera negatività, ci fa perdere slancio ed energia necessaria per il presente ed il futuro. PENSARE POSITIVO
Qual è, allora, la soluzione al nostro problema?
Banale, come risposta? Non proprio, dal momento che se fosse così semplice restare positivi, non sarebbe così alto il numero di persone che vedono problemi ovunque, anche lì dove non ve ne sono.
Come fare, dunque, per essere positivi e sviluppare solo pensieri favorevoli al raggiungimento dei nostri obbiettivi?
Ti lascio 3 idee che credo facciano la differenza:
- Per prima cosa, bisognerebbe periodicamente rinnovare i nostri obbiettivi e, dopo averli raggiunti, porne di più grandi.
Se il tuo scopo è quello di portare i tuoi ragazzi da un punto A ad un punto B del tuo programma, dovrai aggiungere sempre piccole novità al tuo metodo d’insegnamento, stimolanti non solo per loro ma anche e soprattutto per te stesso e per le tue future esperienze.
PENSARE POSITIVO IN CLASSE
- Dovremmo inserirci in un gruppo composto da persone divertenti, creative e dotate di energia positiva, utile per loro e per noi. Le persone creative, infatti, hanno la capacità di influenzare positivamente gli altri, creando una specie di reazione a catena. Il clima in cui si lavora, è spesso quello che fa la differenza tra felicità e frustrazione.
PENSARE POSITIVO IN CLASSE
DIVENTARE POSITIVI, DIVERTENDOSI.
- Un’altra tecnica che ho trovato molto utile a migliorare le mie prestazioni, è trovare un modo divertente per fare anche ciò che non mi piace fare.
Per esempio, nel caso in cui non dovesse piacerci fare una determinata attività o parlare di un determinato argomento durante una lezione, potremmo fare BRAIN STORMING, coinvolgere, cioè, tutti i nostri colleghi alla ricerca della soluzione più utile ed efficace ed applicare lo stesso metodo anche per quelle cose che rimandiamo a fare.
Il divertimento è forse la tecnica migliore per rimanere sempre positivi e concentrati ed è quella che ci consente di essere più produttivi.
Ti lascio con uno degli autori che ho letto di più e che hanno inciso profondamente non solo nella mia formazione ma anche nella mia vita.
Il pessimismo dei bambini è in parte appreso dagli adulti di riferimento, come genitori, insegnanti, educatori. I vostri figli sono come spugne: assorbono ciò che dite e ‘come’ lo dite.
RISORSE CONSIGLIATE PER TE: RIACCENDERE LA PASSIONE PER L’INSEGNAMENTO IN 5 PASSI.
Se hai voglia di confrontarti con me contattami pure sulla mia pagina Facebook: DIDATTICA PERSUASIVA.
BUON LAVORO!
Leggendo l’articolo, e condividendone pienamente i preziosi ed utilissimi contenuti, penso che esista una figura professionale adatta ad essere piu’ che il capo il MOTIVATORE dell’insegnante ed e’il COUNSELLOR ossia l’agevolatore, il facilitatore una sorta di “ponte” che l’insegnante attraversi prima di entrare in classe per “centrarsi” e se necessario all’uscita per ricentrarsi in modo da essere un insegnante felice!!! L’incontro tra insegnante e counsellor non potendosi svolgere piu’ volte al giorno potrebbe essere a cadenza settimanale/bisettimanale o in caso di necessita’ per la salutogenesi dell’insegnante sottoposto a grandi stress quotidiani. Vi sono in meriti sperimentazioni sul campo in alcune scuole con ottimi risultati che si vanificano quando la figura del counsellor viene ritenuta non essenziale perche’ terminano i fondi e, con essi, la salutogenesi di insegnanti e alunni. Sarebbe proficuo presentare Progetti d’integrazione dei counsellor nelle scuole italiane al MIUR.
Leggendo l’articolo, e condividendone pienamente i preziosi ed utilissimi contenuti, penso che esista una figura professionale adatta ad essere, piu’ che il capo il MOTIVATORE dell’insegnante ed e’il COUNSELLOR ossia l’agevolatore, il facilitatore: una sorta di “ponte” che l’insegnante attraversi prima di entrare in classe per “centrarsi” e, se necessario, all’uscita per ricentrarsi in modo da essere un insegnante felice!!! L’incontro tra insegnante e counsellor, non potendosi svolgere piu’ volte al giorno, potrebbe essere a cadenza settimanale/bisettimanale o in caso di necessita’ per la salutogenesi dell’insegnante che e’sottoposto a grandi stress quotidiani. Vi sono in merito “sperimentazioni sul campo” in alcune scuole con ottimi risultati che, purtroppo, si vanificano quando la figura del counsellor viene ritenuta non essenziale perche’ terminano i fondi e, con essi, la salutogenesi di insegnanti e alunni. Sarebbe proficuo presentare, <>, al MIUR.
Antonella assolutamente d’accordo rispetto a quello che dici e aggiungerei che sarebbe opportuno che tale figura rientrasse poi a pieno titolo nell’organico scolastico almeno come “esperto esterno”. A presto.