METODI DI INCLUSIONE EDUCATIVI E DIDATTICI
La presenza di alunni in situazione di handicap nelle classi, piuttosto che essere un ostacolo alla realizzazione delle normali attività didattiche, costituisce, in definitiva, una preziosa occasione perché la scuola cambi e si ripensi come strumento di successo formativo per tutti. Il cambiamento, gestito con competenza, può produrre notevoli vantaggi per gli alunni con disabilità, per tutti gli alunni della classe e per l’intera comunità scolastica.
Occorre precisare, comunque, che l’inclusione di questi bambini è compito specifico della scuola, ma non esclusivo. È un compito che investe numerose altre agenzie: famigliari, sanitarie, lavorative, sociali e ricreative. La scuola, in quanto agenzia formativa per eccellenza, può dare, però, un contributo decisivo perché si realizzino alcune condizioni fondamentali per l’inclusione, come la costruzione di un itinerario didattico integrato con quello della classe e condotto in maniera da rappresentare un vantaggio per tutti; l’attivazione di un’opera di sensibilizzazione e di coinvolgimento di tutte le agenzie che a vario titolo si interessano dell’alunno con disabilità; la creazione di un nuovo concetto di diversità che superi la distinzione tra abili e alunni con disabilità, tra uguali e diversi. METODI DI INCLUSIONE EDUCATIVI E DIDATTICI
La possibilità di perseguire un’azione integrativa ed inclusiva in una classe o in una scuola passa necessariamente dalla valorizzazione delle originalità e diversità attraverso la costruzione di un ambiente classe, di un ambiente gruppo di pari, e di un ambiente – scuola positivo, affettivamente sicuro, che crea appartenenza, che è basato sull’istituzione negoziata e condivisa delle regole della vita quotidiana, che “nutre” l’identità e l’autostima, che mette a punto le condizioni affinché differenti intelligenze, sensibilità e bisogni, sistemi di segni, climi relazionali e appartenenze culturali s’incontrino. D’altra parte l’adozione di misure integrative eleva il livello potenziale del gruppo classe soprattutto se il lavoro individuale viene affiancato da approcci di tipo collaborativo tra alunni.
L’apprendimento dalla differenza implica inoltre l’attivazione di importanti processi meta cognitivi realizzati attraverso un duplice processo di elaborazione cognitiva e affettiva basato su confronto e riflessione, solo l’attivazione di tali processi infatti permette di riconoscere e di elaborare l’ambivalente, complesso, sentimento di attrazione/repulsione per tutto ciò che viene vissuto come differente e dissimile da sé. I processi di integrazione implicano per tutto il gruppo classe un confronto con la differenza che richiede sia il riconoscimento della diversità altrui, ovvero la differenza dell’altro, sia il riconoscimento della propria diversità, ovvero la propria differenza dall’altro. METODI DI INCLUSIONE EDUCATIVI E DIDATTICI
Questo complesso sistema relazionale che si viene a creare sottende un meta-apprendimento importante in cui il riconoscimento delle reciproche diversità funge da volano per l’attivazione di un processo di decentramento in cui è possibile guardarsi con gli occhi dell’altro. Tale decentramento è ancora più evidente nel confronto con le differenze culturali poiché chiama in causa significati spesso remoti e profondi, che si sono storicamente sedimentati, e che richiedono uno sforzo di avvicinamento e comprensione lento e graduale: la scoperta e l’incontro con culture differenti si accompagna ad una maggiore acquisizione di “forza” e di fiducia nelle proprie personali capacità di avvicinarsi e scoprire il nuovo. METODI DI INCLUSIONE EDUCATIVI E DIDATTICICI
D’altra parte accanto a questa funzione assolta dall’interazione del contesto classe deve essere preso in considerazione il ruolo di strategie individualizzate, che possono prevedere compiti, materiali, ruoli, percorsi diversificati, facilitati o arricchiti e accelerati nello sviluppo delle competenze individuali, le specifiche attitudini e talenti personali. Le ricerche più recenti d’approccio interattivo-costruttivista e contestualista evidenziano come i gruppi fra coetanei, impegnati in attività di laboratorio offrano preziose occasioni di confronto di idee e concezioni, di processi di pensiero (metodo induttivo, deduttivo, messa a punto schemi di sintesi, di strategie argomentative e di intervento), di co-costruzione e scoperta, di socializzazione di differenti modi per reagire a situazioni o per esprimere/controllare affetti e sentimenti.
Il gruppo classe e l’ambiente scolastico, quindi, in virtù della loro natura di contesti di interazioni e relazioni (simmetriche e a simmetriche), di gioco e di lavoro, di proiezioni e di identificazioni, hanno il privilegio di poter essere una vera e propria fabbrica di competenze e di umanità: attraverso l’esempio e l’esperienza di essere ascoltati e di ascoltare le figure adulte di riferimento ed i compagni, di confrontarsi con il modo di vedere e di percepire degli altri la relazione interpersonale e intercultura le può divenire una ineliminabile fonte di apprendimento per sé.
Il massimo potenziale di apprendimento di un gruppo – classe/sezione, di una scuola sta nel fatto di essere un contesto sociale “quasi naturali” in cui si possono costruire reti sociali tra pari e si può attivare e coltivare quel delicato, prezioso processo di elaborazione cognitivo/affettiva e di attribuzione di valore e di significato che rende la diversità una risorsa.
Alla luce di quanto affermato fin ora la presenza in classe dell’alunno disabile può diventare una opportunità positiva per tutti. Purtroppo, però, i docenti curricolari, nel programmare le attività per la classe, generalmente non prestano la dovuta attenzione alle esigenze del disabile e questo avviene soprattutto per alcuni motivi: il rallentamento dei lavori della classe (i programmi sono ampi e non si può modificare il percorso o tornare indietro per aspettare il compagno più lento); la convinzione che i diritti della maggioranza a svolgere il proprio programma siano maggiori dei diritti del disabile che è solo; la consapevolezza da parte della classe di non avere nulla da guadagnare nel tornare indietro nel programma, nell’utilizzare modalità operative per la comprensione di concetti astratti e nell’aiutare un compagno in difficoltà. METODI DI INCLUSIONE EDUCATIVI E DIDATTICI
Logiche di questo tipo difficilmente portano ad una reale integrazione, infatti le ricerche portate avanti in ambito di didattica integrativa hanno messo in luce come metodologie didattiche volte a favorire l’integrazione e che seguono le linee direzionali descritte permettono agli studenti – disabili e non – di ottenere migliori risultati, rispetto all’insegnamento tradizionale: dal punto di vista cognitivo infatti gli alunni memorizzano meglio, sviluppano una maggiore motivazione e livelli superiori di ragionamento; sul piano relazionale si creano rapporti di amicizia e la diversità viene rispettata e da punto di vista psicologico migliorano l’immagine di sé e il senso di autoefficacia e di affrontare le difficoltà e lo stress (Johnson, Johnson, 2007). La condizione più importante è che la classe conosca il deficit del compagno più sfortunato, infatti se il deficit diventa oggetto di discussione le incertezze diminuiscono e la diversità assume sempre più la valenza di condizione che non inficia la dignità della persona. STRATEGIE E METODI DI INCLUSIONE EDUCATIVI E DIDATTICI.
Secondo Ianes (2001), le informazioni sulla disabilità possono essere integrate nel curricolo in diversi modi: invitando in classe i genitori dei disabili, i medici e i terapisti; presentando e discutendo filmati sulla disabilità; svolgendo ricerche su personaggi celebri con disabilità; informandosi sulle tecnologie che riducono l’handicap. Se viene realizzato questo processo di sensibilizzazione della classe, sarà più facile che la presenza del disabile non costituisca un ostacolo ai lavori del gruppo bensì una preziosa occasione per i compagni per sperimentare la solidarietà. Imparare ad aiutare gli altri è una componente molto rilevante nella formazione di una persona e può avere molti vantaggi. STRATEGIE E METODI DI INCLUSIONE EDUCATIVI E DIDATTICI.
Per rendere ancora più tangibile quanto descritto fin ora di seguito riportiamo qualche esempio di intervento inclusivo riferito ai diversi ordini di scuola. Attraverso tali esempi infatti si intende rende più chiaro come declinare la pratica della didattica individualizzata. Per la scuola primaria, prendiamo il caso di un bambino inserito in una prima classe impegnata nell’apprendimento della lettura e della scrittura con il metodo fonetico. Il bambino non è ancora pronto per questo obiettivo perché non ha ancora acquisito la capacità di discriminare. Se si considerano solo i bisogni cognitivi dell’allievo si è tentati di lavorare sulla discriminazione di colori o forme geometriche, ignorando quello che fa il resto della classe; se invece ci sta a cuore che il bambino partecipi ai lavoro dei compagni, potremmo sollecitarlo ad acquisire l’abilità di discriminare utilizzando grandi lettere dell’alfabeto in stampatello maiuscolo. Nell’ambito linguistico, obiettivi come saper ascoltare e saper comunicare, sono quasi sempre alla portata degli allievi disabili. Altri obiettivi come saper leggere, saper comprendere, saper produrre testi scritti si prestano ad essere utilizzati come punto di partenza di una programmazione individualizzata che tenga conto di quello che fanno i compagni. METODI DI INCLUSIONE EDUCATIVI E DIDATTICI
Nella scuola media la situazione si fa più complessa perché la distanza fra gli obiettivi della classe e le effettive potenzialità del disabile tende ad aumentare. Tuttavia si possono ancora individuare obiettivi comuni: in una prima media vengono programmate attività per insegnare ai ragazzi a comunicare verbalmente in modo adeguato. È una buona occasione per lavorare anche con l’allievo disabile individuando obiettivi specifici al suo livello: dire il proprio nome in risposta ad una domanda, chiedere in prestito una matita oppure esprimere il proprio punto di vista, accettare il punto di vista dell’altro. Nell’ambito storico, un obiettivo adatto anche ai disabili che non sanno leggere può essere ordinare cronologicamente fatti ed eventi. Questo obiettivo permette di sistemare su di una tabella fatti ed eventi secondo un ordine cronologico e insegnare il concetto di prima e dopo anche ad un allievo con difficoltà di apprendimento. In ambito geografico, troviamo l’obiettivo di leggere mappe e carte. Anche questo obiettivo può essere raggiunto a diversi livelli di complessità: alcuni leggeranno le carte per programmare un viaggio, altri impareranno a guardare le carte per conoscere il tragitto da casa a scuola.
Per la scuola media superiore il discorso è analogo. Certamente le difficoltà aumentano e diventa più difficile realizzare una didattica inclusiva, ma non impossibile. Le occasioni in cui si possono realizzare lavori più concreti e vicini alla realtà dell’alunno con problemi diventano più sporadiche, ma l’importanza di fargli sperimentare un lavoro simile a quello dei compagni di classe, giustifica anche il lavoro su contenuti poco funzionali. Lo scopo principale di tutto questo lavoro sull’adattamento degli obiettivi è quello di cercare di evitare incresciose situazioni di emarginazione.
METODI DI INCLUSIONE EDUCATIVI E DIDATTICI
Riferimenti Bibliografici Essenziali
Andrich, S., Miato, L. (2003). L’inclusività della classe: alcuni indicatori per valutarla e per promuoverla. Difficoltà di apprendimento. Vol. 9. Ausubel, D. (1987). Educazione e processi cognitivi . Milano: FrancoAngeli.
Baumgartner, E., Bombi, A. S., Pastorelli, C. (2004). Dall’educazione “verticale” all’educazione “orizzontale”: i coetanei come risorsa . Psicologia dell’educazione e della formazione. Vol. 6, n.1.
Celi, F. (1996). Programmazione individualizzata e obiettivi della classe: come
Collegarli?. Difficoltà di apprendimento. Anno I, Vol. 3.
Cottini, L. (2004). Didattica speciale e integrazione scolastica . Roma: Carocci. Cornoldi, C., De Beni, R. (1995). Imparare a studiare. Trento: Erickson. Cottini, L. (1989). Personalità, handicap ed educazione. Urbino: Montefeltro. Damiano, E. (1993). L’azione didattica. Roma: Armando. METODI DI INCLUSIONE EDUCATIVI E DIDATTICI
Gelati, M. (2007). Dalla Relazione Falcucci alla Legge 517/77 :un percorso verso l’ integrazione scolastica. In Pavone, M. (a cura di). L’integrazione scolastica e sociale. Trento: Erickson.
Guido, M. (1996). L’integrazione scolastica degli handicappati. Profilo storico – giuridico – culturale . Bari: Franco Milella Editore.
Ianes, D. (2005). Didattica speciale per l’integrazione. Trento: Erickson.
Ianes, D., Celi, F. (1999). Nuova guida al piano educativo individualizzato. Trento: Erickson.
Johnson, D. W., Johnson, R. T. (1998). Apprendimento cooperativo in classe. Trento: Erickson.
Mahedy, L., Harper, G. F., Mallette, B. (2001). Insegnamento mediato da pari: lo stato dell’arte . Difficoltà di apprendimento. vol. 7, n.1, pp. 83-97.
Nocera, S. (2001). Il diritto all’integrazione nella scuola dell’autonomia. Trento: Erickson.
Pavone, M. (2001). Educare nella diversità . Brescia: La Scuola.
Pemberton, J. (2004). Adattamento del testo alle difficoltà degli alunni: alcune indicazioni pratiche. Difficoltà di apprendimento . Vol. 9, n.4.
Piazza, V. (1996). L’insegnante di s ostegno. Motivazioni e competenze per il lavoro di rete . Trento: Erickson.
Rollero, P. (1997). Le incompatibilità tra individualizzazione e integrazione efficace nel gruppo classe. Alcune strategie di intervento. Handicap e scuola, n.5-6. STRATEGIE E METODI DI INCLUSIONE EDUCATIVI E DIDATTICI.
Sbarbati, L. (1998). Handicap e integrazione scolastica. Venti anni di esperienze. Roma: Armando edizioni.
Scataglini, C., Giustini, A., Adattamento e semplificazione dei libri di testo Ianes D. e Tortello M. (a cura di), La qualità dell’integrazione scolastica , op. cit., p. 253. METODI DI INCLUSIONE EDUCATIVO E DIDATTICO
Slavin, R. E. (2007). Research on cooperative learning and achievement: What we
know, what we need to know. Contemporary Educational Psychology 21. Stainback, W.C., Stainback, S.B. (2000) (a cura di). La gestione avanzata dell’integrazione scolas tica. Nuove reti organizzative per il sostegno. Trento: Erickson.
Topping, K. (2000). Tutoring. L’insegnamento reciproco tra compagni . Trento: Erickson.
Fonte: Strategie e metodi di integrazione educativa e didattica, Unità Didattica I, L’integrazione nel sistema scolastico italiano.
METODI DI INCLUSIONE EDUCATIVI E DIDATTICI
RISORSE CONSIGLIATE PER TE: MODELLI DI PIANO DIDATTICO PERSONALIZZATO PER TUTTE LE SCUOLE.
Se hai voglia di confrontarti con me contattami pure sulla mia pagina Facebook: DIDATTICA PERSUASIVA.
Buon lavoro!