I PRINCIPALI DISTURBI SPECIFICI DELL’APPRENDIMENTO
La disgrafia è un disturbo della scrittura che si caratterizza come una difficoltà specifica nella riproduzione dei segni alfabetici e numerici, il cui tracciato appare incerto, irregolare nella forma e nella dimensione e inadeguato ai modelli. Per disgrafia si intende scrittura come puro grafismo, cioè riproduzione dei segni col modello in vista o a memoria, e non alla scrittura come linguaggio e comunicazione, dove è necessariamente implicata l’ortografia.
La disgrafia investe gli aspetti formali della scrittura e non il contenuto. La capacità di riproduzione grafica si realizza agevolmente solo quando è stato raggiunto un sufficiente grado di maturazione delle tre funzioni principali, la percezione visiva, la rappresentazione, la motricità fine, isolatamente e in collegamento tra di loro. Importanti sono tutte le esperienze di manipolazione di oggetti e di materiali (costruzioni, modellaggio) e di produzione grafica (disegno, pittura, colorazione) nelle quali i bambini si esercitano precocemente anche in forma spontanea e la cui frequenza ed intensità consentono di perfezionare gradualmente e naturalmente la prensione dello strumento e la padronanza del gesto. I PRINCIPALI DISTURBI SPECIFICI DELL’APPRENDIMENTO
Il disegno e la pittura, infatti, costituiscono non solo una modalità di prevenzione della disgrafia, ma sono anche attività che vengono utilizzate in sede di rieducazione. Anche l’osservazione e l’uso di oggetti e di immagini, nonché tutte le forme di riproduzione grafica e non, dovrebbero consentire un graduale perfezionamento della capacità di orientamento, di organizzazione e di strutturazione spaziale e temporale. Da un primo approccio all’oggetto e alla figura, che permette un riconoscimento globale, si deve poter passare alla ricognizione analitica delle componenti spaziali. E quando questo non avviene spontaneamente, l’insegnante deve intervenire con proposte, richieste e suggerimenti adeguati. I PRINCIPALI DISTURBI SPECIFICI DELL’APPRENDIMENTO
Quando dalla forma, grafismo, si passa al contenuto si affronta il problema della scrittura come comunicazione: disortografia . E’ evidente allora la necessità di una scrittura corretta, ortografica, che tale è quando la parola è scritta usando tutti i segni alfabetici necessari e rispettando le principali regole (uso degli apostrofi, degli accenti, dell’h nelle forme del verbo avere, le concordanze: maschile, femminile, singolare, plurale, modi e tempi verbali…). Quindi si parla di ortografia della parola e ortografia delle regole.
Gli errori che caratterizzano la disortografia e che richiedono interventi correttivi, riguardano in genere il primo gruppo, in quanto hanno di solito origine nei disturbi di ordine percettivo, motorio, di organizzazione spazio temporale ed è su questi disturbi che verrà focalizzato l’intervento.
L’ortografia delle regole è invece un fenomeno di natura globale e investe soprattutto l’aspetto cognitivo generale e cioè la comprensione. In questi casi è sufficiente un’attenta e significativa operazione didattica adeguata al livello delle capacità del soggetto, per superare le difficoltà riscontrate. Per cui bisogna distinguere disgrafia e disortografia, anche se è innegabile una possibile relazione. Fattori di ordine percettivo e motorio possono essere presenti nell’uno e nell’altro caso. I PRINCIPALI DISTURBI SPECIFICI DELL’APPRENDIMENTO
È probabile che un disgrafico possa essere anche disortografico. La tensione e l’eccessivo sforzo prodotto dal bambino per l’esecuzione grafica può nuocere all’attenzione e compromettere anche l’ortografia con errori che consolidandosi nella ricorrenza possono caratterizzarsi in una vera e propria disortografia. Non tutti i disgrafici però sono necessariamente disortografici. Lo si può constatare quando si chiede di scrivere con altri strumenti, senza implicare il grafismo manuale (con macchina da scrivere, lettere mobili, pc).
In questi casi l’errore ortografico, rilevato nella scrittura manuale, scompare. Una più stretta relazione esista tra disortografia e dislessia, come tra ortografia e lettura. In fondo “chi scrive, legge”; i due processi di decodificazione e codificazione si alternano in una sequenza strettamente ravvicinata. In sede di rieducazione del disortografico una regola fondamentale è quella di passare spesso dalla scrittura alla lettura e viceversa.
La dislessia è la difficoltà a riconoscere e comprendere i segni alfabetici associati alla parola. Oggi la dislessia è divenuta il simbolo dell’insuccesso e del disadattamento scolastico. È opportuno distinguere una dislessia specifica da quelle che si possono definire difficoltà generiche, destinate a scomparire attraverso normali esercitazioni scolastiche. In questo caso si tratta di lieve ritardo globale o di un ancora inadeguato sviluppo delle funzioni legate alla lettura: in tal caso l’apprendimento si sviluppa con un ritmo più rallentato.
Bisognerà rispettare questi ritmi rinunciando ad ogni forma di accelerazione dei tempi di insegnamento. In questi casi non saranno necessarie tecniche specifiche né interventi di tipo particolare, basterà seguire attentamente questi alunni nel processo di formazione di base rispettandone i tempi. Quindi non è corretto definire con una connotazione patologica la “dislessia” quando queste sono delle generiche e lievi difficoltà di apprendimento e non richiedono cure pedagogiche specifiche, ma risulta solo sintomo di una patologia di apprendimento.
La discalculia (acalculia nei casi di estrema gravità) si presenta come una difficoltà specifica nell’apprendimento del calcolo nel quadro di uno sviluppo intellettivo normale e in assenza di disturbi di natura affettiva, anche se in certi casi questi ultimi possono ritrovarsi tra i fattori eziologici, così come nella dislessia. In tali situazioni però gli effetti negativi sono solitamente generalizzati, cioè estesi ad altri settori dell’apprendimento. Più frequentemente questa difficoltà specifica si rivela in soggetti colpiti da lesioni organiche precisamente localizzate, come si verifica nei traumi cranici.
La discalculia come disturbo specifico è molto ristretto, più diffusa è invece la difficoltà generica. Per quanto riguarda l’apprendimento matematico si riscontra frequentemente che all’inizio della scuola elementare il bambino è invitato a manipolare i simboli numerici per eseguire calcoli, sia pure semplici, e risolvere piccoli problemi senza che si sia prima verificato il processo di abilità preliminari, prima tra tutte il concetto di numero.
A questo, i bambini arrivano gradualmente attraverso varie e numerose esperienze sul materiale concreto, condizione indispensabile per la formazione logica – matematica di base, che si verifica attraverso l’acquisizione di criteri fondamentali di conservazione delle quantità, classificazione, seriazione, con il contemporaneo perfezionamento delle nozioni di spazio e di tempo che ne costituiscono il fondamentale substrato.
I PRINCIPALI DISTURBI SPECIFICI DELL’APPRENDIMENTO
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