I figli sono molto sensibili alla coerenza dei loro educatori adulti, diversamente si sentono confusi: è l’esempio pratico, più delle parole, ad essere efficace nel trasmettere loro dei principi. Seguono infatti una logica molto semplice ma ferrea: se una regola c’è, ma viene disattesa proprio dalle persone che amano di più e che tante parole spendono per insegnare loro a stare al mondo, è molto più semplice porsi nella posizione di rinfacciare loro, piuttosto che di impegnarsi per obbedire.
E’ fondamentale che i genitori trovino dei compromessi tra i temperamenti necessariamente diversi di ciascuno dei due. Un buon risultato non dipende semplicemente dall’essere rigidi o permissivi (sopra indicato tra gli stili di base educativi), ma dalla possibilità di applicare un determinato stile educativo in maniera coerente e con una convinzione profonda. Anche quando necessariamente gli stili educativi dei genitori divergono (meglio se di poco!), è importante che il figlio sappia che tutti ne sono consapevoli: si può andare dal papà se per un certo argomento è più malleabile, ma deve essere chiaro che la mamma lo sa, che in qualche modo lo accetta, che non viene fatto “alle sue spalle”. COERENZA EDUCATIVA
Questo atteggiamento ha anche delle importanti ricadute sulla possibilità per il figlio di sentirsi rassicurato sulla solidità della coppia genitoriale , questione centrale che lo rafforza anche su altre questioni: il senso di sicurezza, l’equilibrio affettivo ed emotivo, la capacità di modulare i propri sentimenti. Sempre per questa ragione, è importante che il figlio non sia messo nella condizione di pensare che i permessi o i divieti siano la conseguenza dello stato d’animo o dell’umore dei genitori, ma deve sentire che sono delle normative stabili, alle quali ubbidiscono anche loro. A monte di queste strategie educative, i genitori devono essere innanzitutto in grado di partecipare attivamente alla vita del figlio ed ascoltarlo in maniera interessata e profonda: questo rappresenta il presupposto fondamentale perché acquisisca una necessaria fiducia di base innanzitutto nei genitori (da cui è nei primi anni molto dipendente), e quindi in seguito in se stesso.
Va tuttavia rilevato che la capacità educativa della famiglia, ma anche degli altri luoghi formativi tradizionali (scuola e parrocchia), è oggi molto indebolita e ogni giorno perde terreno di fronte a seduzioni tipo: consumismo esasperato, videogiochi (anche violenti), uso incontrollato del web e, non ultimo, quello dei telefonini, che consentono usi ben diversi rispetto alla conversazione. Alcuni infatti hanno paura di provocare traumi al proprio figlio anche per questioni futili quali mandarli a scuola senza il cellulare. COERENZA EDUCATIVA
Certamente compito di un genitore è garantire al figlio un sostegno emotivo e materiale, garantire un’esistenza priva di disagi, ma può essere interpretato come “causa di disagio” il fatto di non poter comprare al figlio lo stesso zaino che porterà in classe l’intero gruppo dei compagni? E’educativo per un figlio sentir dire dai propri genitori: “devo dare a mio figlio tutto ciò che non ho avuto io”? Non si arriva così a causare maggiori disagi più tardi, quando crescendo e aumentando i bisogni dell’individuo, il ragazzo si rende conto che nella vita poi non tutto arriva servito su un piatto d’argento?
Se un bambino non ha mai sperimentato una “crisi” che il “no” del genitore può causare, se non ha mai imparato che nella vita spesso si debbono fare delle rinunce, seppur banali, come riuscirà, una volta cresciuto, a districarsi nella nostra società, quando potrà contare unicamente sulle proprie forze, senza poter fare affidamento sull’aiuto costante dei genitori? Siamo davvero cosi sicuri che una volta cresciuti i nostri figli ci ringrazieranno per averli assecondati in tutto, per averli forse anche viziati un po’?
Il compito della figura genitoriale è anche quello di insegnare ai figli a gestire la “crisi”, considerando che ogni crisi promuove essa stessa la messa in atto di quei meccanismi di esplorazione interiore del sé e dell’ambiente tutt’intorno, che consentono di vincere la frustrazione. Il disagio che una determinata situazione crea durante la primissima infanzia (l’allontanamento temporaneo di un genitore, il mancato soddisfacimento immediato di un desiderio) permette il rafforzamento dell’io, attraverso la ricerca in se stessi e nell’ambiente esterno di una fonte di appagamento, la scoperta delle proprie capacità e limiti. COERENZA EDUCATIVA
E se quanto sostenuto finora è vero durante l’infanzia, diventa legge negli anni adolescenziali. A questa età è “fisiologico” lo scontro con la figura adulta, sia esso il genitore che l’insegnante. Vengono a cadere tutte gli ideali che il figlio si era fatto sul genitore, che a sua volta non è visto più come l’essere perfetto che era fino a poco tempo prima.
In questa fase, l’adolescente può non condividere nulla di ciò che il genitore gli suggerisce, contrastandolo in tutto e per tutto, è avverso a regole di ogni tipo; eppure è in tale avversità che dimora, paradossalmente, la ricerca della stessa regola, di una legge.
Nell’età che va dai 14 ai 18 anni si sogna di vivere liberi da qualsiasi imposizione, e fa male la consapevolezza di dover comunque sottostare alla figura adulta per ovvie ragioni, ma inconsciamente, nella parte più profonda di sé, l’adolescente sa di aver bisogno delle regole, di un freno da parte dell’adulto e lo pretende.
In realtà, è più che altro il bisogno di rifugiarsi da qualcuno nei momenti di difficoltà, è il bisogno di protezione, che il ragazzo avverte nei genitori solo quando questi si mostrano poco permissivi, perché è cosi che egli percepisce l’attenzione rivolta nei suoi confronti e che non è solo al mondo, con le sue paure dettate dal corpo che cambia, dalla continua ricerca di se stesso, dal raggiungimento dei suoi sogni. COERENZA EDUCATIVA
Ecco perché un “no” possiede una forte valenza educativa e può aiutare a crescere.
Con questo non si vuole incoraggiare nessun autoritarismo: non perdiamo mai di vista il concetto che le battaglie con i nostri figli in genere non si vincono con l’autorevolezza, bensì ragionando con loro, attraverso il confronto e lo scambio delle diverse opinioni, per far sì che il proprio figlio comprenda il punto di vista di chi gli vuole bene e, per esperienza, vuole mettere dei paletti nella libertà dei più inesperti, anche attraverso un “no”.
Che fare? Non ci sono indicazioni precostituite né consigli o risposte da dare ad un problema così complesso e personale come quello dell’autorità e delle regole da dare e da fare rispettare. Ogni genitore può trovare una soluzione personale in base al come è, alle proprie caratteristiche, a ciò in cui crede, alla propria storia, ai propri principi e ai propri valori, alle caratteristiche di ciascun figlio e della storia del proprio rapporto con quel determinato figlio.
Di fronte a un figlio che cresce, è fondamentale che i genitori cooperino per conquistare una visione comune dei problemi, convinti che l’unione fa la forza e che solo “ricreando una mente comune” si offre al figlio la percezione di avere di fronte a sé due genitori sicuri delle proprie convinzioni e posizioni educative, solidi al punto tale da poter essere considerati porto sicuro in cui rifugiarsi, quando la vita sembra troppo complessa e difficile per essere affrontata senza aiuto.
Sintonizzarsi con un figlio non significa solamente sentire ed accogliere le sue richieste, ma anche sentire il suo profondo bisogno di confini. E’ dunque proprio certo: i “no” fanno davvero crescere. Una sana disciplina non è un sogno del passato, ma il modo migliore di amare, aiutando bambini/ragazzi a crescere sereni, solidi e affettuosi, ottimizzando la loro capacità di realizzarsi nella vita. COERENZA EDUCATIVA
Il punto fondamentale è trasmettere ai figli un sistema di valori.
Dott.Orsolina Valeri
www.risorseumaneuropa.org – www.eclab.eu
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