Le prime esperienze prenatali nei bambini hanno un’influenza sulla personalità; sono radicate nella biologia, e influenzano il modo di relazionarsi con gli altri per tutta la vita.
La neurobiologia ci aiuta ad avere una migliore percezione di cosa i bambini possono fare e di cosa hanno bisogno. Ci ha aiutato a capire per esempio che già nella seconda parte della gravidanza l’ambiente materno attraverso il ritmo cardiaco, il respiro i flussi ormonali, la voce (come indicato da Suzanne Maiello) influisce sulla costruzione delle connessioni cerebrali del bambino a partire dal suo sviluppo sensoriale, e che la vita psichica è già presente al momento della nascita e prosegue attraverso le relazioni con i genitori (a un’ora dalla nascita infatti, se il bambino viene posto nella culla accanto ad un paravento dietro il quale gli parlano i genitori, il bimbo si girerà verso il paravento, riconoscendo i loro suoni dalla 24esima settimana di gestazione; se gli parlano degli estranei non avrà invece alcuna reazione). ESPERIENZE PRENATALI NEI BAMBINI
La teoria di Margaret Mahler che prevedeva l’esistenza di una sorta di autismo fisiologico nei primi tre mesi di vita è stata disconfermata. Possiamo dire che dopo la nascita , dal punto di vista fisiologico, il bimbo è ancora parte del corpo della madre; nelle due ore successive al parto durante il bonding neonatale, il bimbo ritrova se stesso attraverso il contatto col corpo della madre. Dipende da lei per essere nutrito col suo latte, per regolare il battito del suo cuore e della pressione sanguigna, e per avere difese immunitarie.
La sua attività muscolare è regolata dal contatto fisico con lei, come lo è il livello dell’ormone della crescita. Il corpo della madre lo tiene caldo, e lei disperde per lui i suoi ormoni legati allo stress, toccandolo e nutrendolo. Questa regolazione fisiologica di base lo mantiene in vita.
I bambini hanno bisogno di una madre in grado di identificarsi con loro così strettamente da sentire i bisogni del bambino come propri, poiché il bimbo è ancora psichicamente e fisiologicamente una sua estensione. ESPERIENZE PRENATALI NEI BAMBINI
Se la madre si sente male quando lui sta male, allora lei cercherà di fare qualcosa immediatamente per alleviare il disagio del bambino; questa esperienza e quello che si intende per regolazione. In teoria potrebbe farlo chiunque, specialmente ora che abbiamo l’alimentazione con latte artificiale, ma la madre è predisposta dai propri ormoni a fare queste cose, ed è più probabile che abbia l’identificazione intensa coi sentimenti del bambino che è necessaria, a patto che abbia le risorse interne per farlo.
Con risorse interne, si intendono i ricordi non necessariamente consapevoli delle relazioni con le figure familiari significative. La regolazione precoce avviene anche attraverso le risposte ai sentimenti del bambino in modo non verbale. La madre lo fa principalmente con l’espressione del viso, col tono di voce, col modo di toccarlo. Calma il pianto disperato e l’eccitazione eccessiva del bambino entrando con lui nello stesso stato d’animo, coinvolgendolo con una voce alta che rispecchia la sua, trovando gradualmente la via verso la calma abbassando la voce e conducendolo con sé in uno stato più tranquillo. ESPERIENZE PRENATALI NEI BAMBINI
Calma il suo bimbo quando è teso tenendolo in braccio e cullandolo; e ricattura la sua attenzione quando è assente, riportandolo verso uno stato più felice col suo viso sorridente e con i suoi occhi spalancati e brillanti. Quando la persona che si occupa del bambino non riesce a provare gli stessi stati d’animo del bambino, a causa delle proprie difficoltà nel notare e nel regolare i propri stati emotivi, tende a perpetuare questi problemi di regolazione.
Un bimbo non può imparare a controllare i suoi stati emotivi e a regolarli efficacemente se in primo luogo mamma e papà non lo fanno per lui insegnandogli come rimanere calmo. Può anche crescere credendo davvero di non avere sentimenti dal momento che i genitori sembrano non notarli e non esserne interessati. I bambini sono molto sensibili a questo tipo di messaggi impliciti e inizialmente rispondono a quello che i genitori fanno piuttosto che a quello che i genitori dicono o pensano di stare facendo.
Ma se i genitori intercettano bene i sentimenti del bambino e rispondono rapidamente ad essi, ripristinando il sentimento di essere a posto, allora i sentimenti possono circolare ed essere notati.
Possono arrivare alla consapevolezza. In particolare, se i genitori rispondono in modo prevedibile emergeranno presto dei patterns di comportamento.
Il bimbo potrà notare
“quando piango la mamma mi prende sempre in braccio gentilmente”, o “quando la mamma prende la giacca, presto sentirò odore di aria fresca”.
ESPERIENZE PRENATALI NEI BAMBINI
Tutti questi patterns e aspettative acquisiti inconsciamente, sono stati descritti in vari modi da vari autori. Daniel Stern (1985) li chiama rappresentazioni di interazioni che sono state internalizzate. John Bowlby 81969) li chiamò modelli interni operanti, Wilma Bucci (1997) li chiamò schemi emotivi. Robert Clyman li chiamò memorie procedurali (1991).
Joseph e Anne Marie Sandler parlano del sentimento di sicurezza, che si struttura a partire dall’attività percettiva con la sua funzione di processo degli stimoli in ingresso: attraverso la regolarità e la ripetizione delle esperienze il soggetto si sente al sicuro, sa cosa aspettarsi, e pertanto proprio per ripristinare questo sentimento quando la realtà lo rimette in discussione, cercherà di manipolare inconsciamente le relazioni al fine di ricrearlo.
Tuttavia, Amanda Jones del Centro Anna Freud, ci evidenzia che i neonati che hanno troppe esperienze difficili nei primi anni di vita, sviluppano inconsciamente delle difese per poterle gestire, come per esempio dissociarsi, non provare dolore di fronte agli abusi; Impareranno a trattenere i loro sentimenti , sia per negare che esistono, sia per evitare di esprimerli poiché potrebbero agitare o fare arrabbiare una madre instabile.
Certamente lei non sarebbe in grado di aiutarlo a regolarli o di riflettere su di essi insieme. In realtà il bambino deve regolare il genitore proteggendolo dai suoi sentimenti. Ma i sentimenti del bambino non spariscono. Ricercatori che si occupano dell’attaccamento hanno trovato che bambini che vivono in questi contesti familiari imparano a sembrare calmi e indifferenti, ma se si misurano battito cardiaco e lo stato di allerta si trova che sono molto alti. ESPERIENZE PRENATALI NEI BAMBINI
L’organismo è sregolato. Invece che ottenere aiuto per tornare nella zona di sicurezza, il bambino sta imparando che non c’è nessun aiuto per regolare questi sentimenti. Cerca di sopprimerli o almeno di spegnerli, ma raramente ha successo. Quando queste strategie secondarie vengono troppo utilizzate possono diventare un tratto di carattere, rappresentare cioè una modalità stabile e continuativa di comportamento nel tempo (Winnicot parla della creazione di un falso Sé).
Il sentimento di sicurezza e quello di benessere non necessariamente coincidono, e questo ci spiega come i nostri pazienti spesso utilizzino sostanze stupefacenti, alcol o altre forme di dipendenza, al fine di regolare stati d’animo che non hanno imparato a padroneggiare, e cerchino inconsciamente relazioni che dall’ esterno vengono viste come violente, disfunzionali , ma per il soggetto che le vive hanno in realtà una funzione riequilibratice che li riporta sul terreno noto delle prime relazioni sperimentate e sulla modalità utilizzata per gestirle (molti pazienti tossicodipendenti dicono infatti di usare la sostanza per non pensare, annullarsi, allontanarsi, o al contrario, per essere attivi, performanti). ESPERIENZE PRENATALI NEI BAMBINI
I bambini che crescono senza l’aspettativa di un adeguato accudimento sono considerati bambini che manifestano un ‘attaccamento insicuro’. Le neuroscienze hanno confermato i dati di osservazione clinica: Sulla base delle recenti ricerche, il concetto di “bambino dentro”, come viene chiamato dai coniugi Sandler, intendendo col termine quello che siamo stati e che persiste in noi, trova una correlazione con i meccanismi neurali propri della memoria implicita.
E’ possibile distinguere due sistemi di memoria, esplicita ed implicita, processati a un diverso grado di consapevolezza. La memoria esplicita è coinvolta nel richiamo e nel riconoscimento intenzionale di esperienze (memoria episodica) e di informazioni (memoria semantica). E’ facilmente esprimibile attraverso il linguaggio e, per questo motivo, viene anche chiamata dichiarativa.
E’ supportata in modo cruciale dal lobo mediotemporale che include la regione ippocampale, la corteccia entorinale e la regione paraippocampale. La memoria implicita, in particolare nella sua componente procedurale, è più direttamente emozionale e si riferisce ad abilità e abitudini motorie, percettive e cognitive che dopo numerose ripetizioni diventano automatiche.
Quando un’abilità assume la qualità di routine, può essere scaricata su altri sistemi cerebrali come i gangli della base, la corteccia motoria e il cervelletto, dove viene processata in modo inconscio. Ryle (1949) afferma che la conoscenza procedurale è implicata quando:
“L’esperienza serve a influenzare l’organizzazione di processi che guidano la performance, senza che vi sia accesso ai contenuti di conoscenza che sottostanno alla performance stessa”.
ESPERIENZE PRENATALI NEI BAMBINI
E’ supportata dall’amigdala e dalle aree a questa collegate che sono l’ipotalamo, il tronco encefalico, i nuclei della base, il cervelletto e le aree corticali associative. L’amigdala è collegata a doppia via con l’ippocampo e influenza così anche la memoria esplicita. La memoria procedurale è invocata da LeDoux (1996) per spiegare il fenomeno dell’amnesia infantile, che si riferisce alla difficoltà per bambini e adulti di ricordare eventi ed esperienze accaduti prima dei quattro anni di età, anche se spesso il loro comportamento indica che ne hanno una qualche reminiscenza.
La cosiddetta barriera della rimozione e l’amnesia infantile che le è associata derivano da particolari processi di maturazione neuronale che sottendono la memoria procedurale. Tale inconscio precoce non può essere frutto di una rimozione, in quanto le strutture della memoria esplicita indispensabili per tale processo – in particolare l’ippocampo – non sono mature prima dei due anni di vita. Siegel (1999) afferma la diversa maturazione temporale delle strutture cardine dei due sistemi di memoria, sostenendo che l’amigdala maturi prima dell’ippocampo.
Pertanto, le esperienze presimboliche e preverbali, che sono depositate nella memoria implicita, non sono perdute anche se non sono ricordabili. Esse rimangono depositate in questo sistema e costituiscono la matrice che modellerà la vita affettiva, emozionale e cognitiva dell’individuo anche nell’esistenza adulta. I ricordi procedurali dei primi anni tendono a persistere in forma di modelli di comportamento riproducibili nel corso dell’esperienza e sono particolarmente evidenti all’interno delle primissime interazioni madre-bambino.
Clyman (1991) in un lavoro sull’organizzazione procedurale delle emozioni, mostra come “i ricordi procedurali caratterizzano il transfert e le difese e si formano precocemente nell’infanzia e resistono agli effetti dell’amnesia infantile”. Dunque, le modalità di funzionamento cognitivo ed affettivo che vengono costruite durante la prima infanzia non scompaiono nel corso dello sviluppo, ma influenzano le successive organizzazioni e possono essere inconsciamente riattivate durante particolari stati di tensione interna o esterna.
L’esperienza relazionale costruisce il cervello e ciò si riflette in un particolare stile di funzionamento che abbraccia una specifica configurazione organizzativa, influenza i controlli percettivi, cognitivi ed affettivi.
In conclusione possiamo dire che dalle neuroscienze , dalle ricerche sull’attaccamento, dall’ analisi e dalla terapia dei bambini, dal lavoro terapeutico con gli adulti ci è arrivata una quantità esplosiva di conferme che le nostre esperienze precoci modellano le persone che noi siamo. Storie di trascuratezza, abuso, perdita avversità gravi , così come relazioni amorevoli e sicure contribuiscono tutte alla creazione di differenti psicopatologie così come di modelli di salute.
È doveroso che noi abbiamo nella mente un modo di pensare che copra la vita intera quando cerchiamo di riflettere , capire, rispondere ai pazienti che cercano il nostro aiuto.
Autore: Andrea Benlodi
Responsabile Struttura Semplice Dipartimentale Psicologia Clinica ASST Mantova
ESPERIENZE PRENATALI NEI BAMBINI
RISORSE CONSIGLIATE PER TE IL LINGUAGGIO MATERNO HA UN EFFETTO SULLE ABILITÀ SOCIALI DEI BAMBINI.
Se hai voglia di confrontarti con me contattami pure sulla mia pagina Facebook: DIDATTICA PERSUASIVA