Diversità ed integrazione
L’attenzione alla diversità ed alle persone diverse quali persone con diritti e doveri, che esigono rispetto si è andata sempre più affermando negli ultimi cinquant’anni. In questa prospettiva la stagione dell’attenzione al diverso e ai suoi diritti che si è aperta a partire dal secondo dopoguerra ha portato oggi ad una concezione della diversità quale risorsa per tutta la comunità.
Parlare di diversità oggi, specialmente all’interno del contesti socio-educativi, implica la necessità di prendere in considerazione almeno due dimensioni che spesso sono intrecciate tra loro: la dimensione intersoggettiva e la dimensione culturale.
La dimensione intersoggettiva si riferisce all’ambito della rete formale e informale di relazioni, dove entrano in comunicazione differenti corpi, sensibilità e bisogni, differenti intelligenze, deficit, handicap e talenti. D’altro canto la dimensione culturale si riferisce all’intreccio più ampio e anche invisibile di rapporti, sistemi di segni, gestualità, lingua, riti, cerimoniali, usi, costumi, valori che permeano i contesti di appartenenza, condizionando azioni e comportamenti. In questa prospettiva l’istruzione e la formazione sono i luoghi principali per l’inserimento e l’integrazione del diverso nella società. DIVERSITÀ ED INTEGRAZIONE
Nell’opinione corrente è pervasiva una visione strettamente scolastica, di natura burocratica e tecnicistica, del concetto di integrazione nell’ambito scolastico, inteso quale diritto affermato per alcune categorie di persone di frequentare le scuole comuni. Questa concezione impoverisce fortemente il reale significato del termine integrazione che nel senso più autentico del termine si riferisce ad un processo per cui due o più elementi si compenetrano o si compensano reciprocamente: si rendono quindi integri, interi e completi. Il processo di integrazione è intrinsecamente intersoggettivo e presuppone che l’essere umano non sia completo in sé, non sia autosufficiente, ovvero non sia un sistema chiuso, ma si realizzi nel rapporto con gli altri.
Pertanto il processo di integrazione non si riferisce al soggetto individuato come svantaggiato o diverso ma all’intera comunità. La buona integrazione è quella che permette di capire che non stiamo vivendo in presenza di una diversità ma come una realtà, e pertanto implica l’attivazione di una comunità nella direzione di una modifica del proprio status in favore del diverso.
Da un’analisi superficiale, potrebbe sembrare che il sistema d’integrazione scolastica italiano sia di gran lunga migliore rispetto agli altri, e sicuramente esso denota caratteristiche di evoluzione rispetto agli altri paesi, sebbene in concreto in Italia il cammino dell’integrazione sia solo ad una fase iniziale. Se analizziamo le strutture scolastiche sorge lampante agli occhi che la buona integrazione, a più di venti anni dalla Legge che ne stabiliva l’attuazione, non si è ancora completamente realizzata, ad esempio le barriere architettoniche nelle scuole hanno spesso uno stato di provvisorietà tale da far pensare ancora una volta che l’integrazione del diverso sia il frutto di un intervento sull’urgenza e non una prassi consolidata. DIVERSITÀ ED INTEGRAZIONE
Tuttavia è fuor di dubbio che una persona disabile avrà migliori opportunità laddove esistano oltre che le basi riabilitative, anche dei setting accoglienti, composti da operatori e strutture decisamente quali ficate ed in grado di operare al fine dell’inserimento sociale. La difficoltà istituzionale e sociale, sopra delineata, nel concepire le prassi integrative, si riflette molto spesso anche sul piano della dimensione didattica sotto forma di concezione delle prassi integrative nei termini di prassi di socializzazione.
Le scuole, a partire da quelle dell’infanzia, sono normalmente frequentate da bambini con disabilità, questo però non vuol dire che essi siano veramente integrati; in molti casi gli sforzi compiuti per individualizzare l’insegnamento si sono rivelati controproducenti sul piano della socializzazione e d’altra parte l’eccessiva attenzione alla dimensione di socializzazione spesso ha prodotto esiti deludenti sul piano dello sviluppo delle abilità cognitive. DIVERSITÀ ED INTEGRAZIONE
In questa prospettiva la buona prassi integrativa nel gruppo classe e nella società si realizza alla luce di un equilibrio tra il principio didattico con quello della dell’individualizzazione (Pavone, Tortorello, 2002). Cominciamo col far chiarezza sui termini individualizzazione e integrazione/inclusione, oggi così frequentemente utilizzati e spesso equivocati.
L’istruzione individualizzata non è un’istruzione individuale, realizzata semplicemente in un rapporto uno a uno. Essa consiste nell’adeguare l’insegnamento alle caratteristiche individuali degli alunni (ai loro ritmi di apprendimento, alle loro capacità linguistiche, alle loro modalità di apprendimento ed ai loro prerequisiti cognitivi), cercando di conseguire individualmente obiettivi di apprendimento comuni al resto della classe. Bisogna attraversare strade diverse, più corte, più lunghe, più attente ai bisogni di concretezza o più astratte, ma sempre orientate al raggiungimento di traguardi formativi comuni (Baldacci, 1993). Il dibattito sui piani di studio personalizzati previsti dalle indicazioni delegate al D.M. n. 59/04 applicativo della legge 53/03 ha riproposto la questione individualizzazione e/o personalizzazione.
La personalizzazione indica la necessità di modificare curricula, obiettivi contenuti e attività didattica in sintonia con i bisogni propri di ciascuna persona (Resico, 2005). In altri termini, l’individualizzazione da sola non basta perché non prende in considerazione una dimensione personale di attitudini, interessi, bisogni, motivazioni, non riconducibile a quella degli altri, e d’altra parte la sola personalizzazione si propone come un limite in quanto causa di isolamento dell’individuo dal resto della classe. DIVERSITÀ ED INTEGRAZIONE
L’integrazione/inclusione dunque nasce e si sviluppa a partire dalla relazione dialettica tra personalizzazione ed individuazione; la persona adattivamente integrata conserva una propria identità diversa dalle altre, pur mantenendo un ruolo nel gruppo.
L’integrazione/inclusione è dunque un processo in continuo divenire in cui sia il gruppo ricevente sia i nuovi soggetti tendono a cambiamenti atti a consentire loro occasioni di condivisione di comuni conoscenze, di aiuto reciproco, di collaborazione in funzione dello sviluppo di tutte le potenzialità dei singoli soggetti e per lo sviluppo del massimo grado di autonomia di ciascuno. La didattica individualizzata in tal senso è propedeutica all’integrazione/inclusione e pertanto non mette i contenuti scolastici al centro del processo di insegnamento-apprendimento ma li riporta al loro giusto ruolo di stimolo percepibile e utilizza bile dall’alunno. DIVERSITÀ ED INTEGRAZIONE
Il ricorso ad una didattica integrata, in questa accezione, si fa sempre più urgente se si considera che nella nostra scuola, oggi, accanto agli alunni disabili sono presenti alunni stranieri, alunni deprivati culturalmente, alunni con problemi famigliari (genitori tossicodipendenti, disoccupati, alcoolisti, etc.). L’alunno in difficoltà diventa una occasione per la scuola per ripensarsi come strumento di successo formativo per tutti e per le discipline di insegnamento per proporsi come mezzo per promuovere la personalità dell’allievo in tutte le sue dimensioni.
Fonte: Strategie e metodi di integrazione educativa e didattica: Unità Didattica I. L’integrazione nel sistema scolastico italiano.
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