CHE COSA È LA PEDAGOGIA DELLA LUMACA
La società contemporanea è caratterizzata da ritmi sempre più frenetici e accelerati, ritmi che ritroviamo anche nella scuola la quale non rispetta, spesso, i tempi di apprendimento dei bambini costringendoli a “correre” per raggiungere obiettivi indicati dai programmi.
Ma lasciare a ciascuno il proprio tempo per apprendere, se apparentemente può sembrare tempo perso, è il modo più idoneo per favorire i processi di apprendimento e di crescita degli alunni, questo era il pensiero di, Gianfranco Zavalloni,(1957-2012) Dirigente scolastico e insegnante nonché fautore del libro Cult “La pedagogia della lumaca”.
Il libro di Zavalloni “La pedagogia della lumaca, per una scuola lenta e non violenta“, indica delle strategie didattiche di “rallentamento” utili per far vivere ad ogni bambino la scuola come un luogo in cui si cresce in modo naturale e tranquillo.
Perdere tempo a parlare rappresenta la premessa indispensabile per un corretta relazione educativa: non si può prescindere, infatti, dalla reciproca conoscenza ascoltando e conversando con i bambini, conoscendo la loro storia.
L’ascolto è un’esperienza fondamentale della didattica e rappresenta la premessa di quell’empatia necessaria per fare dell’insegnamento una relazione d’aiuto.
Occorre dedicare tempo per parlare insieme, nel rispetto di tutti, per scoprire ed apprezzare le piccole cose, quelle che magari diamo per scontate. Si può perdere tempo per giocare, camminare, crescere: il gioco educa alla convivenza, camminare aiuta ad una maggiore conoscenza e alla scoperta del territorio. CHE COSA È LA PEDAGOGIA DELLA LUMACA
Zavalloni, grazie all’esperienza maturata in passato come insegnante di scuola materna prima e di scuola elementare dopo, ha delineato una sua “idea di scuola”: partendo dalle riflessioni pedagogiche di Malaguzzi, dalla teoria delle intelligenze multiple di Gardner, da Morin, dalle esperienze didattiche di Lodi e del Movimento di Cooperazione Educativa, arriva alla conclusione che un apprendimento significativo deve passare attraverso tre esperienze:
– il gioco
– lo studio
– il lavoro manuale CHE COSA È LA PEDAGOGIA DELLA LUMACA
Naturalmente, non ci dovrebbe essere una scansione rigida degli orari da dedicare alle discipline di studio, ma piuttosto soddisfare la voglia di conoscenza dei bambini con proposte valide e motivanti.
Una classe ideale dovrebbe essere, a suo avviso, composta da un massimo di 16 alunni, sia per favorire il lavoro a piccoli gruppi che per dare spazio alle potenzialità del singolo. La scuola, in questo modo, diventa uno spazio di crescita nel quale ad ognuno è consentito di esprimersi senza riserve e nel rispetto dei suoi ritmi, entrando in relazione con gli altri.
Secondo Zavalloni: CHE COSA È LA PEDAGOGIA DELLA LUMACA
“la scuola è un concentrato di esperienze, una grande avventura che può essere vissuta come se fosse un viaggio, un libro da scrivere insieme, uno spettacolo teatrale, un orto da coltivare, un sogno da colorare”.
A scuola, infatti, si deve promuovere la ricerca, quella che si basa sul reperire informazioni: la possibilità di confrontarsi con le opinioni degli altri e farne un proprio “pensiero sintetico” per sviluppare un reale pensiero critico. E’, anche questo, un lavoro lento, “artigianale”, ma con un valore intrinseco determinato proprio dalla costruzione attiva del sapere.
Per la fretta, a volte, i docenti assegnano molti compiti a casa, questo, per stare al passo con i programmi scolastici. CHE COSA È LA PEDAGOGIA DELLA LUMACA
Il problema, secondo Zavalloni, non è dato dalla quantità, bensì dalla qualità: se i compiti coinvolgono emotivamente l’alunno e sono piacevoli non sono vissuti come un peso, ma come una piacevole attività di ricerca e di riflessione.
Un altro tema fondamentale è quello dell’attesa.
L’attesa è un principio pedagogico fondamentale, nell’attesa si impara a guardare con attenzione, a scoprire i propri talenti, a valorizzare ciò che si ha e che si è. Un altro tema fondamentale della pedagogia della lentezza è l’apprendimento cognitivo e lo studio mnemonico tipico di una cultura dove l’intelligenza è solo logico-matematica, esclusivamente orientata in senso scientifico.
Dall’altra parte esiste una concezione completamente diversa, quella sostenuta anche da MindMapp che si orienta verso un tipo di apprendimento più artistico che lascia spazio alla creatività, un apprendimento attivo dove il bambino costruisce il proprio sapere facendo ricorso alle proprie risorse e sfruttando le proprie capacità.
Il manifesto dei diritti naturali dei bambini, 1994, Gianfranco Zavalloni.
– IL DIRITTO ALL’OZIO, a vivere momenti di tempo non programmato dagli adulti
– IL DIRITTO A SPORCARSI, a giocare con la sabbia, la terra, l’erba, le foglie, l’acqua, i sassi, i r rametti
– IL DIRITTO AGLI ODORI, a percepire il gusto degli odori, riconoscere i profumi offerti dalla natura
– IL DIRITTO AL DIALOGO, ad ascoltatore e poter prendere la parola, interloquire e dialogare
– IL DIRITTO ALL’USO DELLE MANI, a piantare chiodi, segare e raspare legni, scartavetrare, incollare, plasmare la creta, legare corde, accendere un fuoco
– IL DIRITTO AD UN BUON INIZIO, a mangiare cibi sani fin dalla nascita, bere acqua pulita e respirare aria pura
– IL DIRITTO ALLA STRADA, a giocare in piazza liberamente, a camminare per le strade
– IL DIRITTO AL SELVAGGIO, a costruire un rifugio-gioco nei boschetti, ad avere canneti in cui nascondersi, alberi su cui arrampicarsi
– IL DIRITTO AL SILENZIO, ad ascoltare il soffio del vento, il canto degli uccelli, il gorgogliare dell’acqua
– IL DIRITTO ALLE SFUMATURE, a vedere il sorgere del sole e il suo tramonto, ad ammirare, nella notte, la luna e le stelle
Articolo di:
Andrea Pedullà Mind Mapping Practitioner
Valeria Lubrano Dott.ssa e Applicatrice Feuerstein
Illustrazione – Living Slow – Roberto Hikimi
www.hikimi.it
Spero questo articolo possa esserti stato d’aiuto.
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Molto interessante mi piacerebbe approfondire… Sono un’insegnante della scuola materna.