BAMBINI PLUSDOTATI
“Signora, vorrei togliermi da plusdotato.
- Spiegami meglio che cosa intendi.
- È che non voglio più essere plusdotato, mi scoccia.
- Che cosa ti scoccia?
- Voglio essere come gli altri, non voglio essere differente!”
Ludovic, 7 anni e mezzo
Essere plusdotato significa pensare in un sistema differente, disporre di una forma di intelligenza particolare. Significa anche crescere con un’ipersensibilità, un’affettività invadente, che segnano la personalità. Non è un bambino con un “plus”, malgrado la terminologia ambigua, né un genio che avrebbe ricevuto tutto.
Oggi si parla sempre più di bambini con plusdotazione.
Non più numerosi che in passato, ma meglio individuati, i plusdotati rappresentano il 2,1% della popolazione, cioè circa 450’000 ragazzi scolarizzati in Francia.
Però, malgrado la mediatizzazione di cui sono oggetto, malgrado le richieste dei genitori, smarriti di fronte alle difficoltà scolastiche e psicologiche del loro figlio, i plusdotati sono mal conosciuti: dagli psicologi, dagli insegnanti, dai ricercatori.
Allora, chi sono questi bambini plusdotati non come gli altri? Cosa provano? Come vivono la loro differenza? La maggior parte dei plusdotati soffre terribilmente a causa dell’aggressività degli altri bambini, ma anche di quella degli adulti. La differenza disturba e fa paura.
Come vivere e crescere quando è la propria identità a non essere accettata, ad essere attaccata?
Perché tanti bambini plusdotati vengono bocciati a scuola?
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1. Com’è un bambino plusdotato?
Non si deve confondere il bambino plusdotato con un bambino che avrebbe solo un potenziale intellettuale elevato. Il bambino plusdotato deve essere considerato nella globalità della sua personalità.
Sorprende costatare la sua grande ricchezza di personalità.
Un QI ben superiore alla media
Un plusdotato è un bambino che ottiene un risultato di QI superiore a 130 ai test d’intelligenza validati e standardizzati. Il QI dev’essere considerato come un indicatore che guiderà e orienterà la diagnosi, ma che dovrà essere completato da altri fattori o segni clinici.
Particolarità sul piano intellettuale e affettivo
Sul piano intellettuale un bambino plusdotato si distingue per la forma particolare della sua intelligenza. È l’aspetto qualitativo ad avere valore e non la misura quantitativa.
Essere plusdotato non significa essere più intelligente degli altri, ma funzionare con un modo di pensare, una struttura di ragionamento differente.
Sul piano affettivo il bambino plusdotato è un essere di una sensibilità estrema, munito di molteplici ricettori collegati permanentemente a ciò che lo circonda, percepisce e analizza con un’acuità eccezionale tutte le informazioni provenienti dall’ambiente e dispone della straordinaria capacità di sentire con grande finezza lo stato emozionale degli altri.
È la singolarità del suo modo di pensare e del suo funzionamento affettivo a caratterizzarlo.
Plusdotato o intellettualmente precoce?
Essere intellettualmente precoce significa essere in anticipo sugli altri riguardo ad alcuni apprendimenti.
Essere plusdotato significa avere un funzionamento intellettuale differente e una personalità singolare.
Un bambino plusdotato è spesso precoce in alcuni apprendimenti (linguaggio, camminare, lettura), ma non sempre ed è la particolarità del suo funzionamento e non la sua precocità ad essere pertinente per aiutarlo e accompagnarlo nel suo sviluppo.
2. I segni per riconoscere un bambino plusdotato
Non ci sono segni propri al plusdotato, la cui presenza segnerebbe la diagnosi in maniera certa. Solo un fascio di segni e un bilancio praticato da uno psicologo possono confermare la diagnosi.
Quali sono i segni precoci?
Nella primissima infanzia:
- Si constata abitualmente una certa precocità nello sviluppo in alcuni apprendimenti.
- Bambino tonico: tiene rapidamente alta la testa; sta in posizione seduta abbastanza presto.
- Sguardo scrutatore già dalle prime settimane.
- Dorme poco: sembrano aver meno bisogno di sonno degli altri bambini.
- Il linguaggio: spesso parla presto e molto bene senza passare da una fase di pre- linguaggio.
- Rapidità nell’acquisizione di vocabolario e ricchezza del linguaggio utilizzato.
Attenzione: alcuni bambini plusdotati non mostrano questo tipo di precocità. Il linguaggio può installarsi molto più tardi.
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Quando si deve far fare un bilancio?
Un test non è una caccia alla diagnosi. È un’illuminazione sul funzionamento di un bambino e questo qualunque sia il suo tipo di funzionamento, la natura delle difficoltà che incontra.
È meglio sbagliarsi e far passare dei test a un bambino che non avrà il profilo di bambino plusdotato, che evitare o rifiutare di far fare un bilancio se si ha un dubbio.
Fare un bilancio fornisce sempre delle spiegazioni sul funzionamento intellettuale e psicodinamico e permette di avere una migliore visibilità sull’aiuto adeguato che può venir proposto. Ciò che è importante attraverso un bilancio, è dare un senso alla sofferenza o alle difficoltà.
È osservazione corrente che prima viene effettuata la diagnosi, maggiori sono le probabilità di vivere bene e in armonia con sé stesso e con ciò che è.
Si deve sempre far fare un bilancio quando si ha un dubbio e questa diagnosi è da prendere in considerazione in base ai segni presentati dal bambino.
I test possono venir fatti a ogni età e sempre quando esiste una sofferenza e la diagnosi può permettere un aiuto efficace e adeguato.
3. Il bambino plusdotato e la scuola
Con il bambino plusdotato la scuola è sul punto più spinoso. È il rivelatore della sua differenza, un luogo di violenti conflitti, luogo in cui spesso soffre di più.
La sua differenza di funzionamento lo marginalizza, fatica ad adattarsi alle esigenze della scuola che non sempre comprende. Da parte loro, gli insegnanti faticano ad accettare questo bambino che sembra intelligente, ma fatica a riuscire.
Sul piano psicologico il prezzo da pagare a volte è pesante.
All’adolescenza gli attacchi identitari massicci che hanno subito durante tutto il percorso scolastico, l’incomprensione, spesso totale, di cui sono stati vittime, il sentimento di estraneità che hanno vissuto a causa di questa percezione confusa della loro differenza, la loro difficoltà a integrarsi e a farsi accettare, la loro profonda solitudine interiore, possono condurre a disturbi psicologici a volte severi.
Lo sfasamento
Il bambino plusdotato arriva a scuola con un bagaglio di conoscenze e di competenze spesso notevoli. Delusione per il bambino, perché non avrà accesso al sapere che reclama.
Un’altra difficoltà sta nel fatto che non sa cosa significhi imparare metodicamente. La forma di apprendimento imposta gli sembra totalmente inutile e senza interesse. Ha sentito, ha assorbito, ha capito, quindi sa.
Il bambino plusdotato non fa apposta a non riuscire come – o meglio – degli altri, semplicemente non lo sa fare, perché non dispone dello stesso tipo di intelligenza e degli stessi processi di apprendimento e di comprensione.
Nella realtà scolastica di questi bambini si installa presto un messaggio lancinante, più o meno esplicito: “tu devi funzionare come noi ti chiediamo”, “il tuo modo di pensare non è quello buono”, “tu non devi fare i compiti così”, “non è così che ci riuscirai”, ecc.
Lacerato tra la sua certezza dell’esistenza di un altro pensiero possibile e il confronto con una realtà che gli rimanda la sua inadeguatezza e la sua incapacità a funzionare, il bambino non riesce più a situarsi ed è disorientato.
Perde i suoi riferimenti interni, perde fiducia in sé stesso, perde la fiducia negli adulti, perde ogni piacere a pensare e a funzionare.
Come aiutare il bambino ad accettare il sistema scolastico?
Dicendogli chiaramente che si sa che lui pensa in modo diverso, che si accetta che lo possa fare, ma che il sistema scolastico è diverso dal suo. Ciò significa che si deve fargli capire che non gli si chiede di adottare la forma di pensiero prevalente a scuola, che, soprattutto, non gli si chiede di cambiare il suo sistema con quello della scuola, ma che deve capire come funziona la scuola, per produrre, con il suo sistema, le risposte necessarie.
Il sistema scolastico corrisponde alla forma di intelligenza della maggioranza. Ha la sua logica. Il bambino deve rispettarla.
Questo significa, simmetricamente, che anche la scuola deve, pur conservando il suo funzionamento adatto alla maggioranza, aprirsi alla sua differenza nel modo di pensare. Si tratta di un arricchimento reciproco, è l’apertura sulla diversità, è la possibilità per ciascuno di evolvere nel proprio pensiero.
Il percorso scolastico tipo del bambino plusdotato
Alle elementari va tutto abbastanza bene, perché la sua memoria prodigiosa gli assicura un lavoro minimo e, ascoltando la maestra, percorrendo la sua scheda prima di metterla in cartella, sa e ricorda le cose. Ciò significa che il bambino assorbe l’informazione e la sua memoria fotografica la fissa in memoria senza lavoro di integrazione.
All’inizio delle medie iniziano le noie, perché gli si chiede di utilizzare strategie di elaborazione e di riflessione per produrre il suo lavoro scolastico.
L’intelligenza del bambino plusdotato non basta più. Siccome non ha mai imparato a imparare, è perso e non capisce cosa gli sta succedendo. Le note peggiorano e comincia a porsi la questione della bocciatura.
Però, ripetere la classe non è la soluzione per un bambino plusdotato. Sarebbe una catastrofe sia sul piano psicologico che su quello intellettuale. Questo non risolverebbe il suo problema, perché la struttura e le capacità di apprendimento non si modificano ripetendo l’anno.
La noia
La monotonia è la star delle lamentele del bambino plusdotato, è ciò che i genitori sentono più spesso, è ciò che solitamente avverte gli insegnanti.
Il poco interesse da parte del bambino include tutta la gamma di una pedagogia troppo lontana dalle sue strutture di apprendimento, che si trova nell’impossibilità di impiegare gli apprendimenti proposti.
La sua mancanza di interesse non riguarda ciò che impara a scuola, ma il modo in cui si insegna.
L’allievo plusdotato capisce e impara più in fretta degli altri. In generale capisce la prima volta e fa fatica a sentire l’insegnante ripetere e riformulare il tema.
Disturbi caratteristici: scrittura, dislessia, ortografia
I disturbi specifici dell’apprendimento come i problemi di scrittura, di dislessia o serie difficoltà in ortografia, si ritrovano spesso nell’allievo plusdotato.
La scrittura: è frequente che abbia problemi con la scrittura. È legato a una differenza tra lo sviluppo dell’espressione orale e lo sviluppo psicomotorio. Il suo pensiero si sviluppa a una velocità elevata e il gesto grafico meno fluido e meno veloce non può seguire.
Quale scuola per questi bambini?
Esiste qualche scuola in Francia che propone alternative pedagogiche per i bambini plusdotati. Tra le scuole specializzare solo per plusdotati, la più nota è il liceo Michelet a Nizza, che propone un cursus accelerato degli anni delle medie.
Altre scuole aprono classi che accolgono i plusdotati, nelle quali questi ragazzi sono raggruppati. Si tratta solitamente di classi di prima media. Sono poche le iniziative alle elementari e al liceo.
Le scuole integrative, che raggruppano i bambini plusdotati in una classe tra altri bambini, hanno un vero progetto pedagogico a lungo termine (dalla materna al liceo). Lo stabilimento SMB (Ste-Marie-Blancarde) di Marsiglia è il più innovativo in questo ambito.
Oggi le esperienze delle scuole integrative sono le più incoraggianti e sono quelle che rispondono con maggiore pertinenza alle aspettative scolastiche, intellettuali e affettive dei bambini plusdotati.
Le soluzioni alternative
Saltare una classe è spesso la sola soluzione proposta al bambino plusdotato. È una soluzione alternativa, che è in generale preferibile accettare per il benessere del bambino.
La scuola a casa
Il bambino seguirà l’insegnamento a distanza nel quadro del CNED. Tuttavia questa soluzione è da considerare solo in casi estremi, legati a un’impossibilità reale del bambino di rimanere nel sistema scolastico, perché la scuola a casa non fornisce al bambino gli stimoli intellettuali sufficienti e lo isola socialmente.
4. Il bambino plusdotato nel quotidiano
Vivere con un bambino plusdotato significa essere spesso destabilizzato dalle sue esigenze molteplici e incessanti.
Intollerante alla frustrazione, accetta male i limiti, mette sempre tutto in discussione, negozia il minimo compito, il plusdotato è un bambino difficile.
Sfinisce i genitori che sono spesso sommersi da questo bambino poco malleabile e con una sensibilità esacerbata.
Però questo bambino, dal pensiero senza limiti, testa in permanenza i limiti dell’altro per rassicurarsi e proteggersi da solo. Mettere dei limiti, anche severi, è una necessità vitale per il suo sviluppo e il solo mezzo di prevenire e di evitare la scalata estenuante e destrutturante dei conflitti permanenti.
Come parlarne al bambino?
È importante informare bene il bambino, così come i fratelli e le sorelle. È importante insistere su più punti: non si tratta di una superiorità, ma di una forma differente dell’intelligenza.
Essere plusdotato è una grande risorsa, ma può comportare difficoltà che si dovrà imparare a superare.
Esistono molteplici differenze nella natura umana e nessuna è migliore di un’altra. Ognuno deve imparare a vivere con ciò che è, al meglio per lui e per gli altri. Si possono trovare in ognuno delle qualità, delle competenze, dei talenti, che non sono i nostri. È la complementarità che fa la ricchezza e il piacere delle relazioni umane. Ognuno ha qualcosa da dare e da condividere.
L’autrice
Jeanne Siaud-Facchin è psicologa clinica. È associata all’unità degli adolescenti dell’ospedale della Timone a Marsiglia e membro del laboratorio di esplorazione funzionale cognitiva dell’ospedale de La Salpêtrière a Parigi.
Traduzione: Manuela Peduzzi
Testo originale: http://www.relation-aide.com/dos_description.php?id=115
Maria Assunta Zanetti | Bambini plusdotati e ragazzi: LabTalento, laboratorio universitario italiano
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APPROFONDIMENTO 1: La-plusdotazione-ed-i-BES.pdf (5373 download )
APPROFONDIMENTO 2: Informazioni-per-i-genitori-–-Supporto-per-i-plusdotati-.pdf (5884 download )
RISORSE CONSIGLIATE PER TE: COME GESTIRE UN BAMBINO IPERATTIVO A SCUOLA.
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