All’ADHD possono accompagnarsi altri disturbi che ne possono complicare la diagnosi e il trattamento. In caso di patologia associata è buona norma trattare sempre prima il disturbo più invalidante. Le più comuni problematiche sono: ADHD E COMORBILITÀ
• Disturbi dell’umore (depressione, disturbi bipolari): è tipico nei ragazzi con diagnosi di sottotipo combinato; quando il disturbo dell’umore complica l’ADHD sarebbe auspicabile trattare prima quest’ultimo che ha una risposta più veloce al trattamento;
• Ansia ( 30%): nell’ADHD sembra incrementarsi nei bambini parallelamente alla loro crescita, con maggiore incidenza nelle ragazze rispetto ai ragazzi, soprattutto nel sottotipo caratterizzato da disattenzione;
• Disturbo oppositivo provocatorio (Oppositional defiant disorder – ODD 40- 50%) e disturbo del comportamento (26%): sono caratterizzati da comportamenti antisociali come ostinazione, aggressività, frequenti attacchi di collera, inganno, menzogna, furti, che sono collegati con il disturbo antisociale della personalità;
• Disturbo ossessivo-compulsivo: alla base di questo disturbo e dell’ADHD pare esserci una componente genetica comune;
• Disturbo borderline di personalità: secondo uno studio su 120 pazienti di sesso femminile esso è associato all’ADHD nel 70% dei casi;
• Disturbo primario della vigilanza (intesa come attenzione): è caratterizzato da scarsa attenzione e concentrazione e da difficoltà a rimanere svegli. I bambini affetti da questo disturbo tendono ad agitarsi e a sbadigliare e l’iperattività sembra essere condizionata dal tentativo di rimanere vigili e attivi.
ADHD E COMORBILITÀ
Problemi relazionali
I problemi di autocontrollo comportamentale si ripercuotono anche sulle relazioni interpersonali. I bambini con ADHD vengono più spesso rifiutati e sono i meno popolari tra i compagni; spesso vengono valutati negativamente dagli insegnanti non solo dal punto di vista del profitto, ma anche sotto l’aspetto comportamentale e del rispetto delle regole sociali.
La qualità delle loro interazioni è spesso inadeguata, sia in contesti strutturati che nel gioco, a causa di un’alta frequenza di comportamenti negativi sia verbali che non verbali, di una minore capacità di interazione con i compagni, una limitata espressione affettiva ed un maggior ritiro sociale che può portare anche a stati di aggressività.
I compagni vedono i bambini iperattivi come non cooperativi in situazioni di gruppo, intrusivi e in alcuni casi provocatori a danno delle opportunità di socializzazione e interazione con il resto della classe.
ADHD E COMORBILITÀ
I bambini affetti da deficit di attenzione con o senza iperattività, di norma:
• Ricevono minori apprezzamenti e maggiori rifiuti dai loro compagni di scuola o di gioco;
• Pronunciano un numero di frasi negative nei confronti dei loro compagni dieci volte superiori rispetto agli altri;
• Presentano un comportamento aggressivo tre volte superiore;
• Non rispettano o non riescono a rispettare le regole di comportamento in gruppo e nel gioco;
• In contesti in cui il bambino riesce a svolgere un ruolo attivo può essere collaborante, cooperativo e arrivare al mantenimento delle relazioni di amicizia;
• Laddove, invece, il loro ruolo diventa passivo e non ben definito, diventa più contestatore e incapace di comunicare proficuamente con i coetanei.
ADHD E COMORBILITÀ
Deficit cognitivi e difficoltà scolastiche
I bambini con ADHD hanno prestazioni scolastiche inferiori ai loro coetanei, pur avendo le stesse abilità intellettive. Infatti la percentuale di bambini affetti da questo disturbo che ha ripetuto almeno una classe, è tre volte superiore a quella del resto della popolazione scolastica. Le ragioni sono dovute a difficoltà attentive e di autoregolazione cognitiva, ad una maggiore quantità di risposte impulsive e al comportamento iperattivo all’interno della classe.
I disturbi di apprendimento e le difficoltà scolastiche possono anche essere gravate da un’incapacità nell’uso delle risorse cognitive, in particolare di memoria di lavoro, di strategie di apprendimento e di inibizione delle informazioni irrilevanti.
Fattori, questi, che hanno ripercussioni negative sulla comprensione di testi scritti, sullo studio e sulla soluzione di problemi aritmetici. Il 21% di bambini con ADHD presenta un disturbo di lettura (velocità e correttezza), il 26% un deficit di ortografia e il 28% problemi nell’area logico- matematica.
Se si tiene conto che complessivamente i disturbi di apprendimento si presentano in circa il 3% della popolazione scolare, si calcola che i bambini con ADHD sono da 7 a 9 volte più a rischio di manifestare anche un disturbo di apprendimento in comorbilità.
ADHD E COMORBILITÀ
Disturbi emotivi
Un 25% di bambini affetti da ADHD può presentare una comorbilità con i disturbi d’ansia. È un fenomeno che si rileva soprattutto in età adolescenziale quando tratti ansiosi possono svilupparsi a seguito di una serie di fallimenti in ambito sociale e scolastico accumulatisi durante la crescita, e renderli più insicuri riguardo alle loro capacità e incerti sui risultati dei loro comportamenti (abbassamento del livello di autostima).
Sono frequenti infatti i casi in cui i bambini con questo disturbo interrompano un’attività prima degli altri in presenza di un insuccesso o una frustrazione. L’altro 25% potrebbe invece abbinare l’ADHD ad una seconda diagnosi di Disturbo dell’Umore.
ADHD E COMORBILITÀ
Diagnosi
Il primo passo per l’inquadramento diagnostico dell’ADHD è quello di valutare adeguatamente il fenomeno dell’iperattività e/o della disattenzione nel contesto psico-clinico poiché entrambi non sono sinonimi assoluti di ADHD, ma possono essere riferibili anche ad altre cause. Solo una volta esclusa la presenza di altre patologie con manifestazioni simili si potrà parlare di “iperattività da disturbo di concentrazione”.
La diagnosi di ADHD, come è stato sottolineato, può essere complicata da alcuni fattori ma di norma si arriva alla definizione del disturbo attraverso un assessment psichiatrico. Lo strumento diagnostico principale più utile per porre un sospetto diagnostico fondato per questa patologia è il DSM IV-TR , il “Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders”, nelle sue forme III-R e IV, coadiuvato da un questionario in grado di esplorare i sintomi tipici che appartengono ai tre aspetti comportamentali classici dell’ADHD.
Un altro strumento utile è la videoregistrazione, lo strumento che consente di osservare il bambino nella sua più totale spontaneità. Al momento della diagnosi vanno comunque presi in considerazione anche l’ambiente in cui si muove il bambino, la scuola e altri fattori sociali. Molti dei sintomi di ADHD infatti si possono verificare di volta in volta in tutti i bambini, ma in presenza di malattia la frequenza è più importante e la qualità della vita drasticamente ridotta.
Sul sito dell’Istituto Superiore di Sanità (www.iss.it/adhd) è possibile trovare il Centro di riferimento più vicino nella propria Regione. Questi centri, coordinati da neuropsichiatri infantili, sono le uniche strutture abilitate dal Ministero della Salute ad effettuare diagnosi e trattamento per l’ADHD.
ADHD E COMORBILITÀ
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